Lunedì, 3 ottobre 2022

Elezioni politiche del 25 settembre 2022

IL M5S NON È MORTO. Conte ha dimostrato che il Movimento 5 Stelle è vivo e vegeto anche a Tricase

NELL’AMMINISTRAZIONE DE DONNO. Dovrebbero essere 5 tra consiglieri e assessori ad aver espugnato il “fortino rosso” di Palazzo Gallone

Chi ha vinto e chi ha perso a Tricase

Ha vinto il MOVIMENTO 5 STELLE (1639 voti alla Camera il 22,39%).

Ha vinto il CENTRO DESTRA (Fratelli d’Italia 1624 voti alla Camera il 22,19%).

Ha perso il PD (1567 voti alla Camera il 21,41%).

M5S, la rivincita: “Più forti delle cattive voci…”

Vincenzo Errico: “Siamo il primo partito di Tricase. Il consenso ritorna. L’azione politica non si ferma. Il dato elettorale anche a Tricase è frutto di un dialogo sincero e chiaro tra la gente.

Il nostro sarà un Movimento progressista per il bene della comunità. Adesso bisogna lavorare, i poveri delusi continueranno a sparlare del Movimento, ma noi siamo più forti di tutte le cattive voci. E’ bello pensarla diversamente, ognuno deve fare le battaglie per le proprie idee nel rispetto dei valori della Democrazia”

CHI GUARDA AL FUTURO?

di Gianluigi ELIA

 

Esiste un'Italia che non accetta le politiche di Meloni, Salvini e Berlusconi. Domenica nei seggi ha preso il 49%, diviso in 3 sigle: centrosinistra, movimento 5stelle e Italiaviva/azione. Tre forze simili ma anche diverse, che presentandosi divise hanno perso e hanno fatto peggio nei collegi, dove di fronte allo strapotere della destra hanno raccolto solo 22 seggi su 143.

Il nostro seggio è andato ad un milanese in vacanza, on. Colucci,(Noi con l'Italia) e 4 anni prima era andato a Nadia Aprile, eletta nelle file del movimento 5stelle, ma mai presente nel territorio dopo l' en plein di consensi. Forse anche per queso il movimento nel nostro collegio ha preferito "calare" una romana, che a differenza dell'on. Colucci non ha voluto fare neanche un giorno di vacanza in Salento.

Certamente, la politica romana delle forze di sinistra si è rivelata cieca e sorda nei nostri confronti, nonostante la territorialità sia un importante fattore per cercare di vincere, come anche per creare una vicinanza a problemi che difficilmente possono giungere a Roma.

Ora, specialmente in Puglia, il campo Democratico e Progressista, ha di fronte una sfida di chiarezza e discernimento valoriale, non facile da compiere. 

Innanzitutto, deve essere chiaro sulle proprie idee. Non a caso, nel passaggio dalla Primavera pugliese al mondo di Emiliano, è cambiata sensibilmente la geografia politica. Se con la Puglia di Vendola, le idee erano chiare e dividevano due mondi (basti pensare alla politica generativa, che considerava i problemi come potenziali risorse), oggi la scelta è meno chiara: da un lato esistono politiche di sinistra, perpetuate da alcuni assessori e consiglieri, dall' altro politiche più annacquate, che attirano ceto politica di destra. E questo bipolarismo astratto penalizza il centro-sinistra. Infatti, il centrodestra governa in molti comuni, sotto mentite spoglie e in tanti casi lo si è fatto per vincere o stravincere, ma nell'atto poi del governo, tante incompatibilità di vedute hanno bloccato le attività amministrative.

Questa assenza di coraggio, spesso, è solo figlia della bramosia di potere, figlia di un sentimento individualista e non collettivo. La vittoria personale viene prima della crescita di un territorio.

Se bisogna ripartire, bisogna ripartire dalle idee, da politiche nettamente di sinistra, e anche ad avere la forza di portarle avanti.

La vittoria di Fratelli d'Italia, non nasce solo con l'opposizione a Draghi, ma nasce nel 1971, con la "maggioranza silenziosa", (comparsa nel film 'Sbatti il mostro in prima pagina' di Bellocchio, tramite un giovane La Russa) dove si cercava di superare la destra post fascista, con una destra di governo, avendo la costanza e la forza di credere in quelle idee lì.

 Ovviamente, chi vive nel cono d'ombra della non chiarezza politica, già nelle ore successive al voto, ha fatto circolare il nome di Dellinoci, assessore regionale, piuttosto che Sebastiano Leo, convinti non che i nomi proposti siano la soluzione di tutti i mali, ma che l'ennesima guerra di nomenclatura, con truppe cammellate al seguito, possa per l'ennesima volta evitare quello spazio di riflessione necessaria.

Scenario che non cambia a livello nazionale, con tanti nomi, da Borracini a Conte, che dovrebbero anch'essi salvare le sorti del centro-sinistra.

Ora forse è arrivato il tempo di deporre i ras e i capi bastone, sempre assetati di potere e far parlare il popolo del centrosinistra. La sfida che attende tutti i progressisti è di vitale importanza, va affrontata con le proprie idee e giocata fino in fondo con attori credibili, che non abbandonano il campo quando non sono protagonisti.

 

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