di Giuseppe R. PANICO
Il mese di settembre non porta solo la fine della bella stagione con perturbazioni atmosferiche che, sommate a incuria del territorio, cattiva urbanizzazione, mancato impiego di fondi già stanziati da anni, non può che portare, come nelle Marche, a tante vittime e danni enormi. Se poi si aggiunge il cambiamento climatico in atto, tali disastri diventano più frequenti e violenti.
Quest’anno settembre è anche amaro per il centenario della marcia su Roma e l’avvento della dittatura (settembre 1922) e per il ricordo di un armistizio che pose fine alla guerra di quella dittatura accanto alla Germania (8 settembre 1943) e aprì le porte ad un periodo di vendette, deportazioni, invasioni e guerra civile.
Lo è amaro e anche rosso-sangue per una guerra in corso (Russia-Ucraina) che, fra alterne vicende sul campo, alimenta sempre più la contrapposizione fra mondo Occidentale e Democratico e il mondo delle Dittature e Antidemocratico (con repressione della libertà di opinione e finanche delle donne che non indossano il velo). Una contrapposizione sulla quale alleggia l’incubo di circa 11.000 testate nucleari, di cui oltre un migliaio già pronte a partire.
Settembre è il mese che, portandosi via una grande regina della storia, ci ha offerto un funerale grandioso, partecipato da decine di migliaia di cittadini in coda per tante ore per renderle omaggio.
La regina di una grande nazione, erede del più grande impero di tutti i tempi, di un grande popolo e del suo legame con le sue Forze Armate. Il grandioso funerale, quasi una grande parata militare, di estrema cura ed eleganza fra tante divise, in particolare di Marina a cominciare dal Re Carlo III e i giovani marinai che trainavano il feretro.
Quasi un omaggio e riconoscimento ad una Marina che nella storia ha, ben più di altre Forze Armate, contribuito a fare di un’isola e di un popolo un grande impero e una grande cultura. Oltre 500, fra capi di stato e grandi autorità intervenuti, ma con esclusione, insieme a pochi altri, del dittatore Putin, tenuto fuori dall’aula di questo storico evento e di questo straordinario consesso mondiale.
Ma ora, per l’Inghilterra, rischia di avviarsi un periodo di incertezze, non tanto per continuità e credibilità del nuovo assetto monarchico, ma per l’indebolirsi di quello che è tuttora il Commonwealth, un insieme di 56 stati e staterelli sparsi nel mondo e di tradizioni e lingua inglese, tuttora uniti da comuni interessi.
Un possibile indebolimento geopolitico che, riguardando l’Occidente, riguarda anche noi tutti. Un settembre per noi ancora più amaro per una così litigiosa, inaffidabile e spesso truffaldina politica nazionale che non esita a volte a schierarsi con i nemici della libertà e della democrazia; da crisi economica che incalza verso la recessione e da nuova sfiducia internazionale sul sistema Italia.
Un sistema sempre discontinuo e con una Pubblica Amministrazione la più inefficiente in Europa, dopo quella greca, e che si avvale di quel saffico lussurioso e conveniente legame fra politica e burocrazia. È il grigio settembre di cittadini sempre più delusi da politici, in troppi da decenni gli stessi (altrove gli sconfitti se ne vanno a casa), che promettono ancora di fare ciò che finora non sono riusciti nemmeno ad iniziare.
Che, per bulimia di consenso, non esitano a mettere il paese sul lastrico, distribuendo ai quattro venti, ogni sorta di bonus e superbonus, aumentando così debito pubblico ed inflazione a carico del futuro dei giovani. Una politica che, in gran parte, priva di etica e morale, con le sue promesse e il suo vociare ricorda spesso Vanna Marchi e i suoi miracolosi prodotti per fare soldi a palate, invece che voti, per poi finire in galera.
In prigione ad Otranto sono intanto finiti politici e politicanti che, con il loro criminale e personale modo, intendevano fare quello che a Tricase da decenni onestamente attendiamo, “Valorizzare le Marine”.
Una politica che spinge tanti a non recarsi alle urne, quasi rinunciando al dovere di cittadini, per arruolarsi in quell’esercito di nullità politiche sottomesso ai voleri e ai poteri derivanti dal voto degli altri. Una astensione che fa ricordare la Divina Commedia di Dante, ove gli Ignavi disprezzati con un: “non ti curar di loro ma guarda e passa”, si portano in giro per l’Inferno le loro colpe e loro pene.
Forse se tutti andassimo alle urne, pur nel rischio di un voto dubbio o sbagliato da… Purgatorio, questo settembre sarebbe meno amaro e l’Inferno di Dante meno affollato.
E se poi gli Inglesi hanno fatto tante ore di coda per omaggiare la loro regina, noi, poco abituati alla civiltà delle code e che di grandi regine non ne abbiamo, potremmo anche perdere pochi minuti per omaggiare alle urne almeno il nostro comune anelito ad un Italia e una Tricase migliore.