di Alessandro Distante
Sarà un settembre caldo. Non tanto per le temperature ma per gli appuntamenti importanti che ci aspettano.
Le elezioni per il Parlamento, innanzitutto. La demagogica riduzione del numero dei parlamentari, ci “regala” grandi collegi con il rischio di aggravare ancora di più il distacco tra gli eletti e gli elettori.
Se a ciò si aggiungono le modalità di scelta delle candidature e l’assenza di preferenze nel voto, il rischio diventa quello di allontanare i cittadini dalla politica. Chi verrà eletto rappresenterà il territorio?
La caccia ai presunti portatori di voti, la imposizione di candidature, i cambi di casacca dell’ultimo momento, sono tutte micce che possono far saltare ogni significato alla vita democratica.
Sere fa discorrevo con Barbara Stefanelli sulla disaffezione dei giovani alla politica. “Se gli esempi sono questi, -le dicevo- c’è da capirli”.
Si ripetono, ormai da anni, atti di vera e propria diseducazione alla politica: abbiamo assistito a nomine ai vertici di enti pubblici di persone scelte per convenienze politiche o meglio elettorali piuttosto che per competenze oppure abbiamo sentito insistenti richiami ad una politica guidata dalla sola bussola del “buon senso” che fa a meno di qualsivoglia quadro di riferimento e di sistema (non dico ideologico) oppure abbiamo dovuto registrare prese di posizione ricattatorie che subordinano il sostegno elettorale alla candidatura di propri uomini (e, guarda caso, non di donne), poco importa se iscritte o non iscritte al partito o in altri registri.
I richiami all’unità ed alla solidarietà pronunciati dal Presidente della Repubblica, per tradursi in realtà, devono fare i conti con il ridare significato ai momenti cruciali della vita democratica a cominciare dal dare effettiva ed autorevole rappresentanza ai parlamentari.
Non ci resta che formulare questo augurio perché, a guardare quanto accaduto, tale augurio sembra veramente pura illusione