di Giuseppe R. PANICO
Continua la guerra di Putin per “denazificare” l’Ucraina, con metodi che ricordano il nazismo di Hitler, forzate deportazioni verso Est e la Russia, fughe verso Ovest e l’Europa e “rieducazione” elettorale di chi è rimasto nelle zone occupate per poi dare parvenza democratica e referendaria ai nuovi padroni. Anche le richieste del Segretario Generale dell’ONU per una tregua e del Papa per una visita a Mosca sono state cestinate.
Il primo quasi bombardato durante la sua visita a Kiev e il secondo “religiosamente” osteggiato dal patriarca di tutte le Russie che, così contrario ai nostri valori occidentali, non esita a goderne a pieno, anche lui da ricchissimo oligarca.
Colpita ora anche Odessa sul Mar Nero, città storica, insanguinata in passato da immani massacri, cresciuta con una impronta italiana, e che, sul suo fronte mare, ha visto comporre la canzone “O Sole Mio” poi “napolizzata” e diffusa nel mondo.
Scippare con la forza all’Ucraina, oltre alle terre del Donbass, ricchissime di materie prime, ogni accesso al mare e alla sua economia, pare sia ora l’obiettivo di Putin, pur nella “malaparata” dello scarso successo militare fino ad ora ottenuto.
Con tante notizie vere o fasulle, social in prima linea per diffondere bugie e verità, continui dibattiti in TV, tesi spesso più a fare audience e spettacolo che valida informazione e con una libertà di stampa, precipitata in Italia al 58° posto, perché condizionata da interessi politici, economici o mafiosi, non può che farsi strada anche il timore per un domani da crollo economico e crescente povertà.
La crisi attuale condiziona anche il flusso turistico estivo e balneare e quello degli italiani si avvia ad essere meno esterofilo e più… “patriottico”, di vicinanza, di breve durata e diretto in gran parte verso la Puglia. Ancor più verso Il Salento, almeno nelle località in grado di offrire più ampi ed efficienti servizi, come anche una bandiera blu, utile anche ad attrarre più investimenti e lavoro.
Ma Tricase non sembra offrire di più che in passato, per espandere col turismo reddito e benessere fra i suoi abitanti. Di certo non basta il nuovo grande supermercato di Via Pirandello, ormai prossimo al suo “Grand Opening”, con ulteriore difficile traffico in zona e minore giro di affari delle attività concorrenti.
Né le tante facciate di edifici anche privati, rimessi a nuovo con fondi pubblici o tappare le troppe buche stradali da tempo diventare voragini.
Geopolitica e geo-strategia verso il mare e per utilizzo di risorse naturali, se altrove causano guerre di conquista, crisi economiche e migliaia di morti, quando inesistenti o tutte tese a congelare lo status in atto, non possono che limitare ogni forma di sviluppo.
E così anche ben noti problemi da risolvere, vengono spesso considerati argomenti di occasionale fastidiosa discussione. In mancanza di un PUG non si investe sulla costa; in presenza di un Piano Coste, rivelatosi inefficace, ci si priva di un più razionale uso del mare e di un più avanzato e duraturo turismo; senza Piani Particolareggiati non si può attuare un pur minimo sviluppo costiero; senza un Piano Portuale per la nautica, continuiamo ad avere due porti, uno più grande, aperto a nautica e balneazione e uno piccolo chiuso ad ambedue le attività. l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, dice l’art 1 della nostra Costituzione, lavoro spesso impedito dalla stagnazione programmatica. L’Italia tutela il paesaggio, dice l’art 9, paesaggio così spesso danneggiato da incurie e abbandoni, pubblici e privati.
Ne è un esempio Tricase Porto, con una sua ricercata bellezza malamente racchiusa fra i due noti, “templi” dedicati uno al dio dell’incuria e l’altro alla dea dell’abbandono, in bella vista su Punta Cannone e Punta Quadrano.
D’altro canto, non aiuta la tradizionale assenza di pubblico dibattito sui temi dello sviluppo, né la diffusa cultura eco-conservativa. In merito non possiamo non notare, come la vicina Melendugno, dopo anni di insane lotte al gasdotto TAP, abbia oggi la sua bandiera blu, risultato di un sano e produttivo agire fra esigenze di sviluppo locale e nazionale e salvaguardia dell’ambiente.
Più delle guerre “denazificanti” altrove e “degassificanti” in patria, sono dunque spesso fattori e inerzie politiche e culturali a causare non vittime e distruzioni, ma povertà, emigrazioni e demotivazioni. Anche per un turismo ora alle porte, ma che non può da noi trovare né porte più aperte, né bandiere blu.