TRICASE, CHE FARE ?
In premessa sarebbe opportuno chiarire che buona parte delle decisioni sul passato, sul presente e sul futuro delle marine tricasine non è di esclusiva competenza delle amministrazioni locali. Lo stesso Piano Comunale delle Coste, approvato dal Consiglio Comunale di Tricase il 22/11/2016 (Deliberazione N. 59), ha dovuto seguire i principi e le norme del Piano Regionale delle Coste che disciplina le attività sul demanio marittimo e sulle zone del mare territoriale.
Se dovessimo, dunque, interrogarci su cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato del Piano Comunale delle Coste dovremmo certamente partire da un dato e cioè: il PCC prevede la possibilità di avere sui 9,04 km di costa ben sette SLS (Spiagge Libere con Servizi) e quattro SB (Stabilimenti Balneari). Alla data odierna il risultato è zero. Ovviamente le motivazioni sono tante, ciò nondimeno era prevedibile.
È innegabile, il mare è una risorsa. Tuttavia per tutto c’è un tempo e purtroppo il nostro è passato da almeno trent’anni. Alla data odierna le nostre marine, come l’intera costa, sono all’interno del Parco “Otranto-Tricase- S. M. di Leuca”, c’è da sei anni un PCC e di recente il Consiglio Comunale ha deliberato l’avvio dell’iter per l’istituzione dell’Oasi Blu. Pertanto, non ci sono grandi margini di azione.
E con specifico riferimento ad interventi sovrastrutturali sulla costa quali porto/piscina, ampliamento del porto o realizzazione di una piscina dietro Punta Cannone, per restare tra gli esempi da voi suggeriti, escludiamo a priori si possano realizzare; è impossibile, non si può continuare a gettare fumo negli occhi dei cittadini.
Idee per il Lungomare?
Anche sull’avanzare idee per il lungomare bisogna parlar chiaro. Sui 9,04 km di costa tricasina ben l’82% è ad “alta sensibilità ambientale”, e la parte restante a “media sensibilità ambientale”. Ci sono ampie zone a rischio idrogeologico e/o crollo. Un esempio le arcate della piscina di Marina Serra o il tratto di strada litoranea verso Marina di Andrano.
Più che di un lungomare sarebbe giusto e concreto parlare di una passeggiata sul modello della Marina di Andrano, accessibile a tutti, diversamente abili e anziani in particolar modo, come già previsto nel progetto “Balneazione in caso di disabilità”.
Ed in questo contesto, se ci si chiede “quale messaggio far passare a chi viene da fuori”, certamente fondamentale sarebbe capire la portata dei flussi turistici, rendicontare cioè il turismo effettivo. I dati reali sono sempre la cartina di tornasole. Chi, quanti e in quale periodo dell’anno vengono da fuori? Iniziamo con il porci queste domande…
E tra le tante, domandarsi come poter conciliare il passeggio in sicurezza con il traffico della marina. Ebbene, nella bozza del Piano Urbanistico Generale sono previste alcune soluzioni in tale direzione. D'altronde tutte le “sperimentazioni” fatte fin qui sono state fallimentari o provvisorie. Per realizzare piste per i pedoni serve spazio, per i parcheggi serve spazio, per le piste ciclabili serve spazio, senza quello si può fare poco o niente.
A questo punto della nostra analisi non possiamo non accennare alla tanto questionata costruzione esistente sul porto, il cosiddetto “ecomostro”.
La struttura è di proprietà privata ed è fatto notorio il contenzioso in corso tra la proprietà ed il Comune di Tricase. Molto dipenderà quindi dalle decisioni dell’attuale maggioranza a Palazzo Gallone. Una soluzione più celere potrebbe essere un percorso condiviso con i privati, sempre che ci sia la volontà di questi ultimi.
In conclusione, quali interscambi con altre realtà e con il Mediterraneo?
Anche su questo anzitutto sarebbe appropriato pesare le parole. Il porto di Tricase è una realtà ben diversa da quelle di Otranto o Gallipoli. E quando si parla di ampliare il porto si commette sempre lo stesso errore di pensare alla struttura e non a tutto il contesto. Per un porto più ampio servono strutture a monte, in primis strade larghe per giungere al mare.
Un servizio utile e poco costoso potrebbe essere un collegamento marittimo estivo con le isole greche, una su tutte Corfù. Per fare questo basterebbe mettere a bando, per quattro/cinque mesi, una decina di metri di banchina.
Il nostro slogan pensando al mare?
Tricase Porto e Marina Serra, un mare di pace.
La presidente Sonia Sabato
PARTITO DEMOCRATICO TRICASE
Tricase ha il dovere di recuperare l’importante ritardo che sconta rispetto alle altre comunità costiere che negli anni hanno lavorato e sviluppato politiche di attrazione turistica ben strutturate e tese alla valorizzazione dei luoghi.
Le marine, infatti, non devono più essere pensate come mete di passaggio ma, auspicabilmente come mete d’arrivo.
Per far questo, occorre intervenire obbligatoriamente su tre questioni fondamentali: la rigenerazione urbana dei luoghi, l’incentivazione alle attività turistico-ricettive e una programmazione di iniziative ed eventi turistico-culturali che ne favoriscano l’incoming.
Come Partito Democratico crediamo che la conformazione territoriale delle marine di Tricase imponga scelte sempre più incisive e non più rinviabili fra cui certamente la strutturazione di un sistema di mobilità alternativa che ci consenta di liberare la costa dal traffico veicolare cui siamo abituati da decenni. Per far ciò, è fondamentale partire dall’individuazione di aree pubbliche da destinare a parcheggi d’interscambio cui legare il rafforzamento del trasporto pubblico.
Ciò consentirà di liberare spazi da destinare alla libera fruizione (piazzette, aree di sosta, punti d’osservazione) e offrire le nostre bellezze naturalistiche e paesaggistiche ai turisti e ai cittadini che - mediante il censimento, la riqualificazione e la valorizzazione delle discese a mare (con apposizione di apposita segnaletica verticale turistica) – potranno assaporare appieno il nostro mare.
Tricase Porto, per noi, non è a sé stante: abbiamo chiesto ai nostri amministratori di lavorare ad un sistema di attrazione turistica che guardi sempre più a Tricasecome città di borgo e mare, legati da strade e tratturi che hanno la necessità di essere riqualificati e valorizzati, incentivando così il turismo lento e consapevole.
L’attività laboriosa delle diverse associazioni già esistenti, le imprese presenti e costituende,i privati interessati e l’attenta regia dell’amministrazione comunale, possano creare terreno fertile per far attecchire le numerose iniziative turistico culturali che consentiranno un vero e proprio slancio della marina.
Dal dialogo possono nascere idee interessanti: così è accaduto, ad esempio, con la costruzione delle progettualità presentata “Salento Outdoor” nell’ambito del CIS Brindisi-Lecce-Costa adriatica, che ci auguriamo vengano inserite nel redigendo Piano degli investimenti da parte dell’Agenzia per la Coesione territoriale.
Un Porto e – più in generale – una costa sempre più legata al centro cittadino con sistemi di trasporto efficienti ed efficaci che consentano di abbandonare le auto, la rinascita dei luoghi attraverso miglioramenti infrastrutturali e la rinaturalizzazione di alcuni punti e scorci fortemente attrattivi, l’incentivazione della mobilità lenta e dolce con due ciclovie e la riqualificazione dei tratturi e delle strade rurali.
Questo serve – a nostro avviso – per rilanciare Tricase Porto in ottica di posizionamento nel mercato turistico.
È evidente che siamo nel caso di un sistema di promiscuità esistenti fra aree pubbliche, aree demaniali e aree private. È altrettanto inequivocabile che questioni come l’accessibilità dei luoghi di Tricase Porto possano essere risolti attraverso iter di semplificazione delle progettualità in corso o per quelle che verranno programmate. Per far questo, occorre necessariamente lavorare sulla pianificazione urbanistica e portare a compimento i relativi percorsi amministrativi.