Non vi è molto in comune fra il Nord-Ovest d’Italia (riviera ligure) e il nostro Sud Est, se non un rilevante sviluppo costiero e dunque la possibile valorizzazione dellarisorsa mare. Fra le attività di maggior rilievo sul mare vi è senz’altro la nautica,per i benefici che ne derivano in termini di benessere, sport, tempo libero e turismo. Una forma di attività svolta anche da un crescente numero di anziani o pensionati. All’insegna del... mi faccio la barca, si è svolto in questi giorni a Genova il Salone Nautico con presenza di circa mille imbarcazioni, 760 espositori di cui 140 stranieri. Un salone dell’ottimismo, dopo la grave crisi degli ultimi tempi, con previsioni di crescita delle vendite e duplicazione dell’evento(anche a Venezia in primavera). Un settore trainante della nostra economia, della nostra tecnologia e del nostro design, sovente trascurato e un po’ troppo tassato. Le barche necessitano di porti o approdi e noiabbiamo la fortuna di averne due. Il Salento va inoltre di moda per il turismo estivo e dunque anche per la nautica. Il tutto esaurito dei posti barca presso la Lega Navale e Marine Italia (che gestisce con efficacia e professionalità gran parte del nostro porto) e per i corsi di vela per ragazzi (sopratutto forestieri) presso la stessa Lega Navale, sono, anche da noi,segnali altamente positivi. Un settore dunque, la nautica, che va coltivato aumentando le capacità ricettive, migliorando i servizi e tenendo anche conto che presso l’Istituto Professionale don Tonino Bello sono attivi dei corsi a carattere nautico con ragazzi che a breve sogneranno di trovare lavoro, possibilmente sulla loro terra. Intanto una maggiore ricettività, almeno per le imbarcazioni minori, si otterrebbe semplicemente utilizzando come Porto a Secco l’esistente grande piazzale, dotandolo peròdi uno scalo di alaggio aggiuntivo, realizzabile molto facilmente. Si eviterebbe così il transito di tali imbarcazioni all’interno dello stesso porto, affollato di bagnanti. L’antico problema estivo dei parcheggi auto potrebbe essere risolto con una convenzione economica, valida solo per i mesi estivi, con i proprietari di alcune ampie aree piane (ora incolte/inutilizzate), facilmente accessibili e ad appena 100-150 metri dal porto. Il porticciolo di Marina Serra, trascurato da oltre mezzo secolo, sembra ormai più che un approdo, una terra di nessuno, in mano a chi prima arriva prima si ormeggia. Andrebbe dragato, risanato e regolamentato, ampliando anche le aree di sosta per carrelli e imbarcazioni, canoe, pedalò etc, abbattendo in parte quel tratto di muro in tufi lungo lo scivolo e livellando l’adiacente area dell’ex cava, (già quasi piana). Provvedimenti semplici ed economici, con impatto ambientale nullo o marginale e che consentirebbero di dare alle nostre due Marine una improntapiù razionale, efficiente ed attraente. Nella perdurante mancanza di più adeguati servizi per la balneazione (discese a mare in sicurezza, qualche stabilimento balneare, sulla base dell’esperienza e del successo della piscina di Marina Serra è stata più volte ipotizzata anche una ben più grande piscina seminaturale scavando l’ampio pianoro sul retro di Punta Cannone), non possiamo continuare nella illegalità e nella insicurezza di barche e bagnanti nelle stesse acque e con nessun piano risolutivo o migliorativo. Misure similari o alternative (e conseguenti progetti) dovrebbero far parte del nostro Piano Coste, del nostro Piano Paesaggistico o comunque di qualsiasi concreto piano per il futuro delle nostre due Marine e della relativa frequentazione ed economia. Non diventeremmo una riviera ligure ma almeno una più viva, vivace ed attraenteriviera tricasinasia per noi tutti che per il turismo. Invece, finita l’estate, Tricase Porto e Marina Serra sembrano già quelle di sempre, delle meravigliose e poco utilizzate… nature morte.

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