di Alessandro DISTANTE
Non pensavamo proprio che si potesse ritornare ad una guerra combattuta sul campo con il coinvolgimento anche dei comuni cittadini, chiamati alle armi per difendere la loro patria.
Non pensavamo che finita, o quasi, la pandemia facesse seguito un’altra emergenza, anche questa con una capacità espansiva paurosa.
Non pensavamo neppure che di fronte ad un conflitto bellico l’Italia rispondesse offrendo armi alle vittime dell’aggressione senza riuscire a svolgere un ruolo di mediazione che porti alla pace.
Non vogliamo arrenderci all’idea che si debba fare un passo indietro e dopo tanto parlare di transizione ecologica si riaffacci l’idea di fare ritorno alle centrali a carbone.
Non dobbiamo ignorare che –come ci dice l’ONU- i cambiamenti climatici porteranno nel 2100 il Mediterraneo a crescere di un metro il suo livello, la temperatura a crescere d un altro grado e mezzo, gli alberi ed alcune specie animali a morire intolleranti del caldo.
Le tante Giornate della Memoria e del Ricordo, le tante marce contro la guerra, i treni nei luoghi della persecuzione razziale, rischiano di lasciare il sapore della celebrazione per diventare avvertimenti del pericolo di possibili ritorni di storie che sembravano morte e sepolte.
Emblematica l’iniziativa del Comune di Tricase di rigenerare il Cimitero dei Cappuccini. Potrà servire, oltre che urbanisticamente e per il recupero della bellezza di un luogo centrale per la Città, anche per riportarci ai valori veri, utili per evitare che il male della guerra ritorni.
Rigenerare un luogo morto, quasi un ossimoro. Praticamente un miracolo, come quello che ci sembra di chiedere oggi per l’Ucraina: guardare il passato per rigenerarlo, così da non rivivere gli orrori della guerra e delle morti per guerra.