di Nunzio DELL'ABATE

E’ ormai una prassi consolidata dei Sindaci che si sono succeduti negli ultimi tempi, compreso quello in carica, di prendere sottogamba il contenzioso comunale, divenuto una emorragia di danaro pubblico da far paura.

Eppure sarebbe sufficiente una politica più accorta, anche attraverso la previsione di una delega assessorile ad hoc, nella gestione delle controversie con l’adozione di atti di indirizzo finalizzati a evitare ove possibile il ricorso al magistrato e comunque a contenere i costi giudiziari, oltrechè ovviamente ad individuare ed intervenire sulle cause (e sono tante!) che originano contenziosi.

Non può sempre attribuirsi la colpa agli Uffici, se chi governa non detta le regole e le strategie cui uniformarsi.

Gli esempi di mala gestione sono purtroppo quotidiani e lasciano impietriti, come quello di qualche giorno fa.

Un’azienda chiede l’autorizzazione ad installare in via permanente n.20 impianti pubblicitari all’Amministrazione Comunale che la rigetta in quanto non ha ancora approvato il Piano Generale degli Impianti.

L’azienda ricorre al TAR che “fa giustizia” del lassismo e negligenza del Comune, fra l’altro neppure costituitosi in giudizio a difendersi, e sentenzia “non è possibile per l’Amministrazione Comunale paralizzare l’attività economica privata con la mancata adozione di atti regolamentari comunali obbligatori, in quanto previsti per legge, ben oltre i termini previsti dalla medesima legge per la loro approvazione”.

Scontata la condanna del Comune, o meglio dei cittadini, alle spese legali.  

Aberrante che chi governa non intenda neppure “regolare” la casa in cui vive la propria comunità, decidendo (in questo caso) dove, come, quali e quanti pannelli pubblicitari vadano affissi in città.

La morale è sempre la solita e sinceramente logora ripeterla ogni volta. Se fosse casa nostra, vorremmo “regolarla” nei minimi dettagli. Se fossimo citati in giudizio, non ci sogneremmo neppure di rimanere contumaci in giudizio. Se rischiassimo di pagare di tasca nostra, non useremmo certo altrettanta imperizia e negligenza, per non dire strafottenza

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