di Giuseppe R. PANICO
Attenti, come siamo spesso, agli interessi personali e immediati, trascuriamo sovente sia il dibattito sullo sviluppo locale, sia gli eventi storici che, avendo condizionato il nostro passato, incidono sul nostro presente; come anche quelli di natura geopolitica che riguardano il nostro futuro.
Una trascuratezza che, se localmente inaridisce anche la qualità dell’agire politico , in campo internazionale indebolisce l’identità della nazione.
Guardando il mare, la costa e le alte vette d’Albania, viene intanto da chiedersi perché le vicine località costiere (Castro, Otranto, Leuca) si siano così sviluppate, mentre da noi non esiste ancora un valido programma che non sia la stagnazione del presente e lo spolvero e riverniciatura del passato.
Spesso utili a favorire utopie o interessi di pochi. Forse l’ altrui continuità del vivere sulla costa, oltre alla capacità di rinascere dopo storiche incursioni, principalmente di predoni turchi, ha favorito la cultura dell’economia del mare, basata nel Salento più sul turismo che su quanto discusso, in questi primi giorni di ottobre a Taranto (Convegno sulla Marittimità) e a Genova (Cultura Portuale, futuro Euro-Marittimo etc). Giorni che riportano alla memoria anche la famosa battaglia navale di Lepanto (7 ott 1571), vinta da una Lega Santa voluta dal Papa (Pio V).
Fu così contenuta l’espansione dell’impero ottomano, forte sulla terra ma meno sul mare. Le scorrerie sulle nostre coste comunque continuarono e il grido “Mamma li Turchi”, echeggiando ancora dall’alto delle nostre torri costiere, indusse spesso a radicarsi nell’entroterra e in una cultura ben poco marittima.
Un allarme che, in termini geopolitici, sta tornando a riecheggiare.
Pur immersi nel Mediterraneo, come nazione peninsulare e insulare, pur essendone lo spartiacque e pur essendo tale mare via maestra e fonte primaria della nostra storia ed economia, esercitiamo su questo, ormai da decenni, un ben scarso potere marittimo.
Ci stanno pensando altri vicini paesi rivieraschi, anche minori o africani, a colmare tale vuoto per poi condizionarci e/o indebolirci ancor di più.
Fra questi vi è proprio la Turchia che, memore della sconfitta di Lepanto e ben conscia che importanza e ricchezza di una nazione dipendono in gran parte dal suo potere marittimo, va potenziando da tempo la sua marina e le sue basi e a intessere rapporti economici, militari e marittimi con vicini paesi mediterranei a prevalente cultura islamica. Paesi che, più armandosi anche loro, vanno seguendo lo stessa politica e ad estendere la propria Zona Economica Esclusiva.
Con la vicina Albania, la Turchia ha inoltre stipulato accordi per l’addestramento e potenziamento delle sue forze armate.
Le crescenti aree terrestri e marittime ad influenza turca e matrice islamica sembrano ormai ricalcare l’Impero Ottomano di un tempo. In geopolitica, come storia e natura insegnano in ogni campo, non esistono vuoti di potere e le proprie debolezze sono uno stimolo alla altrui prevaricazione e non di rado a conflitti.
Temi forse lontani dai comuni quotidiani interessi, ma, quasi sempre, l’assenteismo dallo sviluppo comune in casa propria, esercitato anche attraverso le urne, è l’anticamera politica di quello fuori-casa. Salvo poi pagarne le spese, con emarginazione, sottomissione economica e culturale o eventi bellici.
Non c’e nell’aria una nuova battaglia di Lepanto, né a Bari un Califfato islamico come in passato, né ad Otranto nuovi martiri in attesa, né in Vaticano l’idea di una nuova Lega Santa.
Ma intanto la Gran Bretagna è uscita dell’Europa anche per timore di essere invasa, attraverso questa, da troppi immigrati; ben 12 nazioni europee (su 27), compresa l’Austria, memore dei Turchi ben due volte sotto le mura di Vienna, hanno chiesto in questi giorni all’Europa di finanziare recinsioni e barriere contro l’immigrazione e la Germania continua a pagare alla Turchia fior di quattrini per trattenere folle di migranti. In un mondo ormai globalizzato, preferiremmo ovviamente più pace, accoglienza e integrazione, ma la storia sovente si ripete, pur con qualche variante.
E, mancando potere e sviluppo sul mare e verso il mare, le rapide vittorie del passato tendono pur lentamente a diventare le sconfitte o la resa, quasi ricercate, di un futuro alle porte.