A Depressa Sagra e non solo

Tra i tanti boom sentiti e visti in questa estate Tricasina appena trascorsa, c’è anche quello della Sagra della pasta fatta a casa di Depressa. Arrivati alla XIV edizione l’appuntamento è ormai diventato un classico per i tanti turisti e non, che ogni anno affollano la piazzetta. È stato un boom considerando il fatto che si sono sfiorate le 6000 presenze (tante quante sono state per l’Alba in jazz) e che sono stati serviti più di 3000 piatti di pasta e oltre 5000 bibite dai 20 stand enogastronomici operanti. Duecentocinquanta i celiaci che hanno potuto consumare i piatti tipici della tradizione, grazie alla presenza dello stand free-gluten. È da segnalare il forte impegno da parte dell’AIC (Associazione Italiana celiaci), che quella sera ha visto la presenza di alcuni dei più importanti esponenti dell’ente, contribuendo così a migliorare l’immagine della sagra a livello Provinciale e Regionale. Significativo il fatto che quello di Depressa sia l’unico evento enogastronomico nelle province di Lecce e Brindisi ad avere uno stand free-gluten; aspetto che sottolinea come la tradizione da queste parti cerca di raggiungere tutti coloro che la apprezzano. Motivo di vanto e di orgoglio per la comunità tutta è stato il servizio ad hoc montato dai giornalisti di TG Norba, andato in onda per più volte nei giorni successivi il 17 agosto. Unico neo (anche abbastanza evidente), è stato la totale assenza -per buona parte della serata- della Polizia locale, che ha così “agevolato” il parcheggio incontrollato e selvaggio messo in scena dai visitatori. Parcheggi in doppia e tripla fila, incroci bloccati e transenne spostate a loro piacimento. L’intervento e la presenza della protezione civile ha limitato i danni fino all’arrivo, in tardissima serata, degli addetti ai lavori. La sagra è un evento, come già detto, enogastronomico. È stata messa in piedi nel corso di questi 14 anni grazie al coordinamento prima di Don Flavio Ferraro e ora di Don Andrea Carbone con l’immancabile e quasi commovente impegno di buona parte della comunità, che si fa carico ogni anno di fatiche e spese, con l’obiettivo di ultimare il “progetto oratorio”. Ad oggi questo complesso fa da contenitore all’unico campo di calcetto presente nel paese, all’unico parco giochi e all’unico spazio ludico-ricreativo, che potrebbe essere sfruttato -chi lo sa- da giovani carichi di idee e poveri di spazi. Qualche passo in avanti nel corso di questi anni è stato fatto, ma la politica dovrebbe essere più attenta ai bisogni del paese. Non sempre ci sarà una comunità intera disposta a decidere, costruire e a lavorare per ottenere ciò che da altre parti è considerato un diritto. Il diritto al gioco, al divertimento e all’educazione. D’altronde è difficile immaginare degli spazi comuni e un parco pubblico a Depressa, quando la stessa Tricase (intesa come cittadina) ne deficita.

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