di Alessandro DISTANTE
Non cederò alla facile tentazione di affermare che sono tanti i circa 100.000 euro spesi per l’Estate tricasina. Penso, al di là del valore culturale, al possibile ritorno per l’economia locale e per l’immagine della Città.
Tuttavia mi pongo una domanda: non è il caso di riconoscere e quindi “privilegiare” chi offre valide iniziative a puro titolo di volontariato (quello vero)? Fantasticherie? Non penso proprio: scorrendo l’elenco delle iniziative a costo zero se ne trovano non poche, valide culturalmente e socialmente al pari della presentazione di un libro sulla pandemia a Bergamo oppure di una serata canora (€ 7.320,00) o di alcune manifestazioni di una Associazione musicale (€ 8.819,99).
Mi si potrebbe obiettare: ma alcuni appuntamenti non potremmo averli se non grazie a contributi pubblici, siano essi del Comune oppure della Regione.
E qui una seconda domanda: se un Comune deve, per suo compito istituzionale, portare la cultura e forse anche il divertimento a tutti e se è certamente giusto mettere a disposizione i servizi (palco, sedie, service, luci), è proprio giusto non chiedere una qualche forma di partecipazione anche economica (sponsor, biglietti, offerte,….)?
La verità è che sta passando l’idea che la cultura è “industria culturale”, dove la partecipazione popolare viene soppiantata dai professionisti della animazione culturale e dove alla condivisione anche economica si sostituisce il finanziamento garantito. Alla fine: se non ci sono soldi non se ne fa niente!
Un caso limite? Le feste patronali erano il frutto delle offerte dei fedeli (e non solo); stanno lasciando il posto ad associazioni che, nel nome del recupero delle tradizioni o, per dirla meglio, del patrimonio immateriale, finiscono per dare, paradossalmente, il colpo di grazia a quello che di partecipazione popolare è ancora rimasto.
Quest’anno, per l’emergenza Covid, il Patrono è stato festeggiato in questo modo, con un contributo comunale di € 5.000 ad una Associazione
E’ l’industria della cultura, riempita da quella finanza pubblica che distribuisce soldi per attrazioni ed attrattori; un’ultima domanda: siamo sicuri che in questo modo si fa cultura e si crea vero sviluppo? Una volta si diceva: “Passata la festa …..scurdatu lu Santu” ed oggi si rischia un: “Arrivata la festa … senza lu Santu”; ma una festa senza valori affossa ogni cultura e non c’è industria culturale che tenga!