di Ettore TURCO
Egregio Direttore,
ho letto con attenzione l’articolo del magistrato Carlo Errico e non riesco a trattenermi da scrivere questi pochi appunti per rappresentare tutta un’altra opinione sullo stato del sistema giudiziario attualmente vigente nella nostra Repubblica Italiana.
In sintesi il nostro onorato concittadino magistrato ha argomentato, nel suo articolo pubblicato nel Volantino n.25 del 24/07/2021, la reiterata difesa della corporazione dei magistrati italiani chiedendo sponda ad un altro famoso redattore di codesta testata Alfredo De Giuseppe al quale saro’ grato se vorra’ esprimersi su questo mio scritto.
Tra l’altro, dopo aver sottolineato che giustamente le responsabilita’ sono personali e cioe’ ci sono poche mele marce nella cesta per lo piu’ integra, Carlo Errico esalta l’operato del CSM (consiglio superiore della magistratura) per l’opera di condanna contro le discriminazione che i magistrati patiscono negli altri Stati dove vigono sistemi istituzionali dittatoriali; quindi a fronte di questi esempi foresti guai a pregiudicare l’autonomia, l’integrita’ e l’indipendenza dei magistrati italiani!
Ecco perche’ non ho potuto resistere nel buttare di getto queste poche righe: in Italia di sicuro non e’ la corporazione dei magistrati a soffrire, ma il popolo italiano; facciamo una sintetica disamina: da una parte i magistrati che godono di impunita’, scatti automatici di carriera, impieghi extra professionali lautamente retribuiti, sproporzione di potere contrattuale nel dibattimento processuale rispetto agli avvocati della difesa - dall’altra l’intero popolo italiano che deve misurarsi con la lentezza dei tempi processuali, con l’ impunita’ dei magistrati che sbagliano, con intere famiglie distrutte da immotivata custodia cautelare, con numerose aziende distrutte per erroneo sequestro e gestione dei beni; tutto cio’ e’ dimostrato dalla abbondante cronaca di tutti i giorni nonche’ dalle continue condanne (circa 1200) della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con conseguenti onerose penali a carico sempre del bilancio dello Stato e dalla Banca d’Italia/Corte dei Conti che stimano il danno erariale e di mancato PIL per impedimenti giuridici calcolato all’1% del PIL italiano circa 8 miliardi di euro annui!
A me sembra che come tutte le cose terrene anche la corporazione dei magistrati italiani abbia la sua parabola; possiamo sinteticamente ricordare come si e’ sviluppata nei 70 anni di storia della giovane Repubblica Italiana di cui Carlo Errico esalta la Costituzione quale cardine di ispirazione di tutti i suoi colleghi peccato che tanti sono stati i casi registrati di mala giustizia in cui l’interesse degli esecutori delle leggi ha privilegiato la ribalta delle telecamere piuttosto che gli articoli della Costituzione.
Nata in una nazione distrutta dalla seconda guerra mondiale la nostra Repubblica rurale ha vissuto gli anni ’50 nella ricostruzione sfociata nel boom economico degli anni ’60; la mutazione dell’economia da rurale a industriale col conseguente spopolamento delle campagne a favore di grossi agglomerati urbani ha dato sfogo al famigerato movimento ’68 la cui epigone si e’ manifestata nel fenomeno terroristico che ha messo a dura prova tutte le strutture istituzionali dello Stato al prezzo di tante vittime innocenti compresi i magistrati; sconfitto il terrorismo la nostra giovane Repubblica ha dovuto affrontare un altro mostro: la mafia siciliana industrializzata negli interessi economici quale lo spaccio di sostanze stupefacenti e disposta alla guerriglia pur di affermare il controllo del territorio. Ad essa risposero i due magistrati eroi Falcone e Borsellino che smantellarono gran parte della struttura di “Cosa Nostra” col maxiprocesso del 1984; ecco che a questo punto i magistrati napoletani Lucio Di Pietro e Felice Di Persia invidiosi di quelli palermitani si inventarono la maxi retata in cui fu implicato Enzo Tortora, ma nonostante il suo sacrificio (ci lascio’ la pelle) e un referendum sulla responsabilita’ dei giudici vinto all’80%, la corporazione dei magistrati ne usci’ indenne anzi con le stragi del ’92 con cui furono eliminati Falcone e Borsellino e contestualmente con il diffondersi dell’operazione “Mani pulite” la magistratura italiana raggiunse il picco dei consensi con la punta di diamante del “Pool di Milano” capeggiato da Antonio Di Pietro in grado di far dimettere interi governi della Repubblica e di esprimere concetti quali “rivolteremo lo Stato come un calzino” insomma il Termidoro italiano il culmine della parabola del consenso.
Da quel momento la necessita’ di evoluzione liberale delle istituzioni nazionali e’ stata castrata dalla involuzione della partitocrazia sempre piu’ sotto scacco della magistratura finche’ non siamo giunti all’evolversi del fenomeno grillino quale controriforma giustizialista capace solo di appesantire il sistema giustizia italia con leggi sempre piu’ punitive e criminogene (Pannella dixit) che servono solo ad ingolfare la macchina giuridica e le carceri.
Eccoci arrivati al dunque del mio intervento: al di la’ della mera descrizione della parabola storica e dello stato dell’arte della magistratura attuale occorre far presente ai lettori del Volantino ed all’opinione pubblica intera da che parte stare per una riforma del sistema giuridico italiano impellente ed ineludibile come richiesto dalla Comunita’ Economica Europea che altrimenti neghera’ il finanziamento del PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza).
Quindi da che parte ci schieriamo? con chi da anni piu’ che lo status quo ha attuato la controriforma giustizialista dicasi populisti di sinistra e sovranisti di destra o con chi avversa la fine processo mai (prescrizione riforma Cartabia) e firma i sei referendum radicali (responsabilita’ civile magistrati – limiti custodia cautelare – separazione carriere giudicante e inquirente – legge Severino che impone dimissioni a chiunque copra carica istituzionale se raggiunto da avviso garanzia o condannato in primo grado – modalita’ di elezione CSM – equa valutazione dei magistrati).
Chiedere al nostro concittadino onorato magistrato di esprimersi in merito capisco e’ una forzatura perche’ non puo’ esporsi nella casta dei magistrati, mi rivolgo percio’ al notista non meno conosciuto del Volantino Alfredo De Giuseppe affinche’ esprima il suo parere anche se per quel che conta file di cittadini stanno firmando i referendum con la fiera speranza di non essere ancora una volta delusi nel conseguire una sana riforma e non una controriforma del sistema giuridico italiano.