di Giuseppe R. PANICO
Ci mancava anche questa fra i tanti mali pugliesi.
Dopo i troppi recenti scandali che hanno afflitto il nostro sviluppo, quali la gestione delle ferrovie Sud-Est, dell’Acquedotto Pugliese, dell’ex ILVA, della devastante xylella e di componenti della magistratura, più dediti a violare la legge che a rispettarla, favorendo quella penetrazione mafiosa che pone la nostra regione al quarto posto in Italia, abbiamo un altro male che affligge i nostri ragazzi.
Non è l’emigrazione, disoccupazione, emarginazione di chi né studia né lavora, né il covid in giovanile risalita. Li affligge in troppi nel corpo e nella mente e dunque anche nella speranza di vedere un giorno il Salento elevarsi.
Siamo la regione con circa un terzo dei ragazzi obeso per troppa tv, telefonino, social, cattiva alimentazione, poco sport e scarsa educazione alla salute.
Candidati nel tempo ad essere più sofferenti e cagionevoli, ad incidere negativamente sul mondo del lavoro e della sanità che già assorbe, principalmente per gli anziani, circa il 70% del bilancio regionale.
Se a questo assetto giovanile, si aggiunge l’entroterra salentino, annerito da troppi incendi, con campagne abbandonate e case cadenti o rimaste al grezzo, frequentate da sempre meno esseri umani e sempre più ulivi secolari già morti e decapitati, ogni ottimismo sembra svanire.
Nello scorrere la fascia costiera e balneare, lo sguardo è attratto dall’incantevole paesaggio, così spesso offeso e trascurato, ma anche dalle troppe pinguedini giovanili, non ancora mimetizzate dalla abbronzatura e lontane dai tanti sport acquatici che il mare consente.
La metà di quei giovani e studenti che hanno sostenuto le prove Invalsi in italiano, matematica ed Inglese non hanno raggiunto inoltre nemmeno la soglia minima di competenze. In compenso, i diplomati hanno fatto il pieno di 110 e lode e alle scuole medie tutti promossi.
Fianchi troppo pieni, fiati troppo corti, teste troppo vuote, ben più della media nazionale che già non brilla in Europa, e voti “stellari” senza merito non possono che portare a nuova disoccupazione, lavoro di basso profilo e discredito del sistema educativo regione- scuola-famiglia.
Si parla tanto di “Recovery Fund” per rilanciare l’Italia, ma con un Salento del tutto trascurato, se non per una F.S.E. con littorine a…idrogeno, quando tale tecnologia avrà raggiunto la maturità e i passeggeri ancor più sparuti. Anche di turismo, ma facendo ben poco per incentivarlo ed elevarlo, se non con “panem et circenses”, incensati da pubblico denaro, e movida e “comida” (cibarie) dai nostri spiccioli.
Non solo per inefficienze e carenze paesane e il “ricominciare da zero”, con altre competenze/incompetenze, ogni programma di sviluppo, ma anche per i troppi vincoli costieri della Regione, compresa la recente esclusione dei terreni con vincolo ambientale (gran parte del Salento) dalla legge sul “Piano Casa”.
Idoneo anche a migliorare l’edilizia costiera, a portare un più avanzato turismo, investimenti anche stranieri e meno fughe di nostri giovani e nostri risparmi. Un “Recovery” territoriale, dunque, sempre più incerto, come anche il “Recovery Young” dei nostri giovani. Ci vorrebbe forse un potente vaccino per una evoluzione antropologica.
Non da “Homo Sapiens” a “Homo di Neanderthal” per culture e politiche irresponsabili o a ritroso, ma da “Homo Sapiens” a “Homo Inteligens” che, uomo, donna o altro, sapendo bene cosa fare da veri “sapiens”, abbiano anche voglia e capacità di farlo con responsabilità, onestà, urgenza e…intelligenza.
Ad uno studente che chiedeva alla grande antropologa Margareth Mead quale fosse il primo segno di civiltà, la risposta fu “aiutare chi è in difficoltà”.
Tanti nostri giovani sicuramente lo sono. Tanti di noi sicuramente non lo vedono. Tantissimi preferiscono né vedere, né sentire.