di Giuseppe R. PANICO
In questi giorni a Venezia, ambito salone nautico in corso e in un intensivo seminario dedicato al mare “Oceani Sunt Servandi”, molto istruttivo anche per le nostre scuole e località costiere, si è evidenziato che, con il cambiamento climatico, dovuto al nostro consumistico modo di vivere, il livello del mare si è già innalzato, nell’ultimo secolo e con velocità crescente, di quasi 20 cm.
Continuando così, a fine del secolo, si potrebbe superare il metro con ambiente marino e terrestre alquanto modificati. Una catastrofe mondiale per i nostri nipoti che, perdendo Venezia e tante spiagge salentine, potrebbero ritrovarsi anche con una crescente desertificazione.
Con la popolazione mondiale in rapido aumento e la fame di benessere, energia e cibo, sarà ben difficile, ma non impossibile, produrre meno CO2, disastri metereologici, inquinamenti, scioglimento dei ghiacci e innalzamento dei mari.
Questi ultimi poi sono già oggetto da tempo di sfruttamento dei fondali e di “guerre fredde” navali che vanno surriscaldandosi per il controllo della pesca. In fondo anche da noi, se vogliamo proteggere il nostro mare e il poco pesce rimasto, non possiamo che pranzare con il pesce degli altri (già più poveri) o razziare altri mari. Si spera che tutti (già 8 miliardi di persone) si prenda coscienza dei gravi mutamenti in corso, cambiando abitudini, fonti di energia e…CO2.
Si è parlato molto anche di economia del mare, compreso il turismo che, visto che siamo già a giugno, con prova-costume, vacanze al mare, covid alle spalle e movida sulla costa, sembra suscitare più interesse delle future sventure.
In attesa di veder affondare (o salvare) Venezia, come anche spiaggetta e banchine dei nostri due porti (Tricase è a 93 m. sul livello del mare), le strategie paesane per lo sviluppo costiero rimangono lontane.
Quasi a conferma che una politica nazionale, senza eguali nel mondo per loquacità e poco nutrita da etica e realismo da… statisti, viva e ci perseguiti con i suoi “cicli elettorali” e ritardi. Anche se, come in questa emergenza da virus, messa da parte, quasi per… “inidoneità”, ha dovuto cedere governo, ministeri e poteri a “esterni”, di ben altra levatura, esperienza, credibilità internazionale ed europea.
Il turismo costiero ora alle porte, lo vorremmo numeroso e di qualità, ma senza affaticarci troppo. Il più bel tratto piano di litoranea (Serra-Rio) è invaso da malcurati oleandri, ristretto pericolosamente a pedoni e ciclisti anche stranieri e centauri locali in assordante folle corsa; il terrazzino triangolare che domina il porticciolo di Marina Serra (sempre chiuso a barche, bagnanti e…buon senso) è prossimo a cedere in mare qualche “piezzo”; le recinsioni sulle sottostanti grotte o cavità sono divelte, rugginose e pericolose.
Al Lavaturo, le voragini già tappate alla meglio la scorsa estate, grazie a qualche volonteroso, si sono riaperte. Forse si vorrà transennare il mare o invitare i bagnanti a non cadere, avvicinandosi all’acqua a quattro zampe, come un tempo le pecore, anche loro lì dirette a salare il proprio vello. All’”Acqua Viva”, la vetusta scalinata, anche questa risanata da volenterosi, aspira da anni ad un ampio rifacimento.
Quel nostro costiero miglio d’incanto con il promontorio del Calino, la grotta Matrona, pregevoli cavità, lo storico porticciolo, la famosa piscina, la maestosa torre (Palane), l’antico santuario, la profonda gola del Rio (deturpata da reflui e incuria boschiva), antichi sentieri abbandonati anche da un Ente Parco, ricco di poteri ma parco di interventi, merita, per bellezza e attrattive economiche, ben altre attenzioni e sviluppo.
Correva un tempo voce che Tiggiano aspirasse a Marina Serra come sua marina, vista Tricase interessata solo al porto e alle locali paranze, non più cariche di pesce ma di voti e poteri. Speriamo che Venezia non affondi con la prevista alta marea da riscaldamento globale e il nostro futuro ben prima con la solita alta marea da trascuratezza totale.