La notizia più visionata di questa settimana è stata il lavaggio dell’auto sulla banchina del porto di Tricase con conseguente sversamento in mare delle acque sporche.

I più hanno rimbrottato, per usare un eufemismo, contro il signore che con tanto di tubo, dopo aver lavato la barca, ha pensato bene di dare una lavata anche all’auto. Qualcun altro ha invitato a non perdere tempo a fotografare quando invece si doveva solo denunciare.

Tranquillizziamo subito questo Lettore: il fatto è stato prontamente segnalato alle Forze dell’ordine.

Ma la questione non è questa: la segnalazione farà il suo corso e il lava auto abusivo saprà, forse, dare le giuste spiegazioni.

La questione è un’altra: è mai possibile un uso privatistico di un servizio pubblico e un uso distorto del mare che, fino a prova contraria, è di tutti? E’ mai possibile che la banchina del porto venga trasformata in autolavaggio? Certo si potrebbe dire: che male c’è, con tanto inquinamento, con gli sversamenti di scarichi fognari direttamente in acqua o nel sottosuolo, o con gli sversamenti in alto mare, cosa vuoi che sia dell’lavaggio dell’auto? Ed allora perché segnalare, pubblicare, denunciare? Non è pura ipocrisia? E poi: ci sono le Autorità, i gestori del porto, la Capitaneria: sono loro che devono intervenire, io che c’entro?

Ed invece è proprio questo il punto: c’entriamo tutti a partire anche dalle vicende minime. Occorre alzare il controllo sociale, nella convinzione che solo una comunità vigilante aiuta a crescere nella educazione civica che non è una materia bistrattata a scuola ma un modo di vivere bene per sé, per gli altri e per la natura, a partire dalle “fesserie” quale può essere un autolavaggio “domenicale”.

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