di Pasquale SANTORO
SANGUE DI GIUDA : la nascita di una nuova lingua del Sud , un dialetto sanguemisto che racconta sprazzi di vita di persone allo sbando , ma incredibilmente invincibili.
L’attesa del primo romanzo di Graziano Gala era giunta ormai al culmine , non solo a Tricase, sua città natale, ma nel Salento, in Puglia e , senza timore di essere smentito, anche nel letterario nord , dove vive e lavora da alcuni anni come docente di lettere precario, oltre a collaborare con le maggiori riviste letterarie nazionali.
Cominciano a moltiplicarsi dal 15 aprile le presentazioni di questo suo romanzo d’esordio , interventi in streaming dove Gala, con toni umili ma autorevoli , si racconta attraverso i suoi personaggi , dove tutti possono riconoscere parti di sè o di persone che conoscono.
Il tratto distintivo, originale di “Sangue di Giuda” è un dialetto sanguemisto nato da un processo ‘ fusion ‘ fra dialetto salentino , campano e calabrese , un dialetto sanguigno che esprime anima e corpo del Sud.
Nelle sue dichiarazioni , Gala racconta che i capitoli di questo suo romanzo hanno una scansione simile a quella dantesca , in ognuno ci sono penitenze che devono essere superate .
La mia impressione ,inoltrandomi nella lettura pagina dopo pagina , è stata di sentirmi spettatore di un film : le parole si trasformano magicamente in visioni , i personaggi ti proiettano nei loro luoghi e nelle loro storie , i dettagli dei luoghi sembrano circondarti. Fotogramma dopo fotogramma si susseguono le vicende umane , a volte disperate , a volte tragicomiche che scalfiscono le certezze e le sicurezze di chi conduce una vita normale.
Il romanzo , ambientato nei primi anni del Duemila , si apre con il furto di un televisore, un Mivar , appartenente a Giuda , un vecchietto che abita a Merulana , un paese qualunque del sud, che annovera la presenza di un buon gruppo di “ sfasulati “ , gente allo sbando, dalla mente traballante.
Il furto del televisore sconvolge la vita di Giuda perchè lo aiutava a lenire i morsi della solitudine che condivideva con Ammonio, un gatto malato alla vescica , incontinente spruzzatore, e con Digiuni, un cane a cui non dà mai da mangiare.
La scomparsa del televisore riporta Giuda indietro di cinquant’anni , lo restituisce alla sua infanzia , ai suoi traffici, alle offese , agli insulti e alle compassioni . Lo scaraventa in quella dimensione disperata e violenta che era la sua vita di un tempo.
Inquietante il fantasma del padre di Giuda, nascosto nell’armadio , che lo terrorizza di nascosto , perchè costantemente arrabbiato con lui . Un padre che gli aveva imposto il nome di un infame , un traditore. Un padre manesco , che volutamente gli cambia il nome di battesimo, compromettendone l’esistenza.
Il romanzo è anche la discesa del protagonista nel regno delle anime notturne , per recuperare un po’ della sua dignità deturpata.
Tenera ed infantile la definizione che Giuda dà della notte :“ la notte è nu pacchett’ e patatine ca spettamu de scartare pe’ vedere ‘a sorpresa “
Graziano Gala, docente salentino emigrato al nord, precario ancora per poco, con Sangue di Giuda si è candidato ad avere un posto fisso nel cuore della gente del Sud .
Il suo dialetto sanguemisto , ‘ lingua meticcia ‘ come è stata definita , è una vera e propria lingua dell’amicizia , una lingua sanguigna, verace che conferisce a Graziano Gala la meritata ribalta nel panorama letterario dei giovani scrittori di talento.