di Caterina SCARASCIA
In un momento storico-sociale fra i peggiori, e ovviamente non solo a livello nazionale, mi persuade sempre più l’idea della necessità di dover esaminare a fondo le diverse questioni che la realtà ci pone dinanzi. Sono infatti profondamente convinta, da anni, che, complici i social e un livello medio-basso della formazione e della cultura in più ambiti, stiamo ormai perdendo la bussola della complessità dei nostri tempi , a nostro rischio e pericolo.
Se poi qualcuno intravede in ciò manie salottiere da radical chic, beh, onestamente la cosa mi fa ridere, sia perché notoriamente non sopporto i “salotti”, sia perché il mio radicalismo (che riconosco), tutto può essere tranne che “chic”, nel senso che le mode, la convenienza o il formalismo hanno sempre avuto poco a che fare con le mie azioni. E’ necessario invece riappropriarsi del coraggio delle scelte ed andare anche controtendenza, se la tendenza dominante è deleteria.
Riparto dalla questione delle opposizioni nel Consiglio Comunale di Tricase, affrontata nel mio ultimo articolo sul “Volantino”
In discussione è il metodo, in termini di rapporto con la maggioranza e di interlocuzione delle opposizioni fra loro, un metodo che, secondo me, non funziona, e non funziona ormai da anni.
Un consigliere dell’opposizione mi ha detto che ha protocollato 27 proposte utili per il paese, bene, ma di fatto cosa ha ottenuto? Mi sembra come quando i docenti, a scuola, mi dicono che hanno fatto la loro lezione, ma poi raramente si interrogano sull’efficacia della stessa per i loro alunni.
Se i numeri, si sa, non consentono un braccio di ferro, allora bisogna rivedere le modalità di discussione e di confronto costruttivo, che conducano ad un accordo possibile almeno sulle priorità. Obiettivo dell’opposizione non è infatti far cadere i governi (salvo casi oggettivamente gravi), ma farli funzionare al meglio. Nei Comuni medio-piccoli potrebbe essere una strada più facilmente percorribile.
Penso inoltre che la collaborazione fra i gruppi di opposizione debba essere fondamentale in tale prospettiva, perché l’unione fa la forza: si condivide il lavoro preparatorio all’analisi delle diverse questioni, di modo che ogni provvedimento della maggioranza trovi persone in grado di scandagliare le tematiche alla luce di una specifica competenza pregressa o acquisita.
Magari questo accade già ed io non ne ho contezza, ma dai primi dati che ho raccolto non mi pare che si proceda in tal senso.
Altro aspetto su cui ho molti dubbi è il modo in cui si diffonde l’informazione ai cittadini, prevalentemente tramite i social.
Ora, al netto delle limitazioni che la situazione pandemica giustamente ci impone, si può effettivamente pensare che questi canali possano fornire una informazione articolata e un conseguente, proficuo dibattito? Io vedo in atto solo il risvolto deleterio di questi canali, da facebook, a twitter, a instagram, per citare i più usati, ossia stragrande maggioranza di commenti acritici e farneticanti, che riducono i ragionamenti e i confronti a poche battute, spesso offensive.
Si costruisce cittadinanza attiva in questo modo? Secondo me no! E questo naturalmente vale anche per le maggioranze.
Sia chiaro: non è un invito ad ignorare tali mezzi, che pure hanno enormi potenzialità, è una raccomandazione a non farne un uso esclusivo o preponderante. Purtroppo i politici ci hanno abituati a questo pessimo livello della comunicazione, che poi si riduce solo a protagonismi dei vari “ego”, a scapito della qualità della informazione.
Infine, mi piace ricordare, anzitutto a me stessa, che sia le maggioranze che le opposizioni hanno i loro elettori, che non si conquistano ad una rinnovata credibilità della politica demonizzando gli avversari nove volte su dieci.
Un paio di anni fa il giurista Sabino Cassese, in una intervista, sosteneva che i politici, soprattutto quando sono all’opposizione, tendono a sottovalutare alcune componenti della democrazia, quali quelle del potere diviso, della contrapposizione tra i poteri, dei controlli.
Sono gli effetti del populismo, io aggiungerei anche mediatico, sul concetto stesso di “democrazia”.