di Antonio TURCO

“C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico (?)”. E' la domanda che corre in questi giorni nella testa di chi ha in mente la democrazia come unica e possibile forma di governo e avverte la percezione di un qualcosa che si riteneva ormai passato e perduto ma che è di ritorno.

Si può dire che l'enorme e voluta confusione che ha tentato di confondere e deviare il corso naturale della democrazia sia finita? Si può dire che l'imperdonabile anomalia che partiva dagli USA per insinuarsi, peggio del Covid, nelle coscienze degli esseri umani sotto forma di populismo, sovranismo ed altre devianze sia stata sanata? C'è ancora moltissimo da fare per vaccinare, come per il Covid, la gente dai virus dell'informazione falsata, dall'inquinamento ideologico, dall'influenza malefica che imperversa, per ora incontrollata, in una parte dei social.

Con l'avvento di Draghi, la politica italiana ha dovuto prendere atto del suo fallimento, per consegnarsi all'unico personaggio all'altezza del compito richiesto dalla UE per fruire delle risorse del Recovery fund, dalle quali si attende una politica riformista in direzione del modello europeo.

Le ultime notizie provenienti dalla politica di Tricase vertevano in questi giorni, sulle questioni riguardanti la cittadinanza onoraria a Mussolini, e non era francamente accettabile la distanza esistente tra i temi sopra accennati  e le questioni di lana caprina suddette, tanto più in un periodo di profonda depressione  economica, disagio sociale, difficoltà sanitaria, smarrimento morale, di crisi, insomma.

Tricase deve ritornare sui temi alti della politica e sintonizzarsi sui suoi passi da gigante di questi ultimi  mesi: con la caduta di Trump e l'avvento di Biden si sta riaprendo finalmente un dialogo che, rifuggendo dagli eccessi,  tenta di polarizzarsi sulle notevoli difficoltà che ci sono davanti, da affrontare in un ambito collegiale dove venga recuperato il riconoscimento dei singoli ruoli.                                      Nei sacri crismi della democrazia, naturalmente.     

Il Recovery fund, che si deve ad una UE anch'essa più presente e meno miope rispetto alla politica mondiale, si spera cambierà la politica che dovrà cambiare l'Italia, e non sarebbe male, già da subito, considerare che Tricase si trova in Italia. Per quello che riguarda noi, cittadini di Tricase, in questo periodo di risveglio sarebbe augurabile pensare che possa riaprirsi la stagione della partecipazione, di recuperare dalle soffitte i vecchi strumenti della politica democratica del dialogo e del confronto, per viverla direttamente e per sentirsi coinvolti in questi cambiamenti finalmente orientati verso una giusta direzione.                                                    Il gruppo politico “Tricase: Città in comune”  a partire da questo sabato, come meglio riportato in altra parte del giornale, sta programmando una serie di conferenze su temi di carattere sociale ed economico, per ascoltare il parere di personalità di rilievo legate in qualche modo a Tricase o ascoltare idee provenienti direttamente dalla città.

La nuova Amministrazione di Tricase, ancora ai primi passi, deve prendere atto, al netto dei problemi del Covid, della fortuna di trovarsi in questo periodo di possibile rinascita e predisporsi a recepire le idee  innovative e riformiste da adottare ed a iniziare a progettare, già da ora, un micro Recovery plan locale, nella speranza che possa essere realizzato.

Bisognerebbe evitare di sottovalutare  questa fase di rinnovamento, una occasione unica per fare entrare tutto il Sud, Tricase compresa, in questa Europa.                     

E' questa la sfida, per chi se la sente di raccoglierla.

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