di Alessandro DISTANTE
E’ durata circa un’ora la discussione svoltasi in Consiglio Comunale sulla mozione a firma dei consiglieri Carità e Baglivo avente ad oggetto: “Revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini”. Nel 1924, così come molti altri comuni italiani, anche la città di Tricase conferì quella onorificenza all’allora capo del Governo.
A Tricase, così come avvenuto altrove, è stato proposto di revocare quella cittadinanza onoraria.
Senza entrare nel merito della questione, il dibattito ha offerto passaggi interessanti che apparentemente potrebbero suscitare stupore se non si capisse che erano unicamente battute per vivacizzare l’Assemblea.
Ci è così capitato di ascoltare un Consigliere che non ha escluso che qualcuno dei presenti potesse condividere ed altri non condividere i valori apprezzati nel 1924 (quindi quelli del Duce?) e chi, facendo riferimento a studi e approfondimenti, ha messo in guardia il Consiglio dall’adottare un provvedimento di revoca nei confronti di Mussolini e ciò non perché non sia giusto ma perché ogni provvedimento di revoca deve garantire il contraddittorio.
Detto in altre parole, la pubblica amministrazione prima di revocare un provvedimento favorevole deve consentire a chi ne è destinatario di partecipare al procedimento e poter in quella sede formulare obiezioni ed osservazioni. E’ questo il principio garantista del contraddittorio.
Tuttavia quel principio è di difficile attuazione nel caso esaminato dal Consiglio comunale: per procedere con la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, il Comune dovrebbe dare avviso all’interessato dell’avvio del procedimento; quindi dargli un termine per formulare osservazioni e poi, esaminate le osservazioni, decidere se revocare oppure no la cittadinanza onoraria.
Tutto ciò non è così facile da rispettare: per un verso, l’interessato, e cioè il sig. Mussolini, risulta essere deceduto da molti decenni ed è questo un dato inconfutabile, e, per altro verso, appare francamente difficile (salvo un miracolo) che possa tornare in vita.
Per fortuna quella del Consigliere era solo una battuta; e non poteva essere diversamente in una Città che ha visto sugli scranni di Palazzo Gallone famosi avvocati ed insigni giuristi, Maestri di diritto, anche e soprattutto in campo amministrativo.
Era certamente una battuta, perché se così non fosse, i nostri illustri Antenati si interrogherebbero, dall’al di là, su cosa ne è stato dei loro insegnamenti e soprattutto cosa ne è stato della loro Città.
P.S. Per la cronaca, la mozione è stata sospesa per un (doveroso) approfondimento!