di Giuseppe R.PANICO

Le isole Bermuda sono da noi lontane (oceano Atlantico) e, famose per il loro clima ed il loro turismo, lo sono anche per quel triangolo di oceano nelle vicinanze ove sono scomparsi navi aerei, marinai ed aviatori. Le ragioni sono misteriose e fanno parte di una realtà forse un po’ esagerata e romanzata.

Anche noi abbiamo un bel triangolo, ove di libri o romanzi se ne potrebbero egualmente scrivere, con protagonisti non certo marinai ed aviatori ma altri cittadini e generazioni di amministratori. Quel triangolo è racchiuso fra le due strade che, da Piazza Pisanelli, si diramano verso Tricase Porto e Marina Serra, congiunte poi dal tratto di litoranea che dal Rio va al santuario.

Un triangolo acuto che non sempre ha messo in luce una acutezza politica orientata verso il mare e un corrispondente sviluppo urbanistico/turistico. Si è malamente lottizzato altrove, come racconta il libro “La lottizzazione”, disponibile in biblioteca per chi volesse erudirsi in merito e su un passato cittadino non ancora remoto.

Il citato triangolo che avrebbe potuto riunire, nell’ottica di una moderna Tricase, le due marine ed il centro storico e darle un ben diverso e avanzato assetto cittadino, come in tanti altri comuni costieri, veniva invece asservito a ben altre logiche, opportunismi e vincoli.

Dal depuratore con i suoi miasmi, rifacimenti e contenziosi, ai depositi carburanti, alle serre in abbandono, alla quercia vallonea e boschetto tanto decantati ma così poco curati, alle pompe e tubazioni rugginite sparse per campi e strade che mai hanno visto scorrere un goccio d’acqua, agli illusi contadini e al sostegno alla agricoltura che mai hanno potuto usufruire di quell’acqua, alle acque piovane che, oltre a tracimare da decenni da tombini e tubazioni sottodimensionate sulla via della Serra, si riversano nella nuova vasca per poi, decantate ed evacuate a caro prezzo insieme a quelle reflue, riversarsi nel solito degradato Rio, alle vistose indicazioni per piste ciclabili mai realizzate, ai diroccati muri a secco fronte-strada, agli oleandri sulla litoranea che più che potati, come dai privati in qualche tratto ampliando così la sede stradale, decoro e sicurezza, vengono meccanicamente violentati, ai locali del macello in abbandono da decenni, sono le imperfezioni e le magagne ormai ammuffite di questo nostro triangolo.

Non ci si fa più caso, fa parte del nostro vivere e di una qualità della vita relegata, (come provincia di Lecce) al 86° posto (su 107) e al 103° per reddito e ricchezza. Almeno finché un risveglio culturale e politico o i salaci commenti dei turisti non ci richiamano alla realtà.

Una realtà senza ancora un PUG (comprensivo delle due marine e relativi porti), con un Piano Coste approvato ma riduttivo ed inefficace, senza una idea di futuro ben motivata, documentata e sostenibile e il “Triangolo delle Bermuda”, evidente simbolo di quello che siamo, facciamo e diffondiamo “grazie” alla nostra vocazione turistica. E’ ben difficile pensare di valorizzare le marine senza valorizzare anche l’anticamera che le collega.  

A meno di un nuovo “risorgimento” che la nuova amministrazione vorrà forse intraprendere attraverso le prossime “linee programmatiche” e gli interventi motivati e concreti che, sperabilmente, produrranno con scelte adeguate e correzioni da tempo sperate e necessarie.

Se la cittadinanza ha bisogno di nuove speranze e cambiamenti, la politica ha bisogno di riacquisire credibilità e fiducia e l’intera Tricase non può che anelare ad un suo maggiore valore, anche in termini imprenditoriali ed economici.

E se il valore di un comune costiero, come noi siamo, compreso il suo patrimonio abitativo ( oltre 9000 abitazioni, più di una ogni due abitanti) si basa pure sulla quantità e qualità dei servizi che la politica (e i cittadini) ha prodotto nel tempo, rattrista notare che a Tricase, pur in presenza di note attrattive e realtà, quali l’ospedale  il comparto scolastico e la costa, il costo medio a mq delle abitazioni (da immobiliare.it) è ora pari a 874 E/mq e in discesa, mentre a Gagliano 1712, Castro 1930, Salve 1627, S. Cesarea 1448.

Forse da quelle parti hanno gestito meglio città e territorio o hanno più ricche case e ville o più servizi per il turismo o impiegano meglio il pubblico denaro o sono più accoglienti con chi vuole lì trasferirsi o soggiornare o più abituati a mare e turismo, o con acque dolci, reflue e salate sanno convivere meglio o ancora non hanno sul loro territorio un triangolo delle Bermuda ove avventurarsi fra romanzi del passato e sprechi del presente.

Il valore delle nostre case e dunque della nostra ricchezza e benessere anche come risultato della gestione politica del territorio e della costa?

Ci aspetta una nuova era esistenziale, quella del post-virus, dopo quella post-morte di circa 70.000 persone che in Italia ci hanno già lasciato per un virus che non si decide a lasciarci in pace. Per tale prossima era non ci resta che programmare e realizzare una Tricase migliore, per una economia decisamente migliore per sentirsi tutti migliori e non fra gli ultimi della classe per qualità della vita, reddito e ricchezza.

Ma anche per volontà e capacità di cambiare e progredire. 

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