Giovedi, 26 novembre 2020
di Pino GRECO
Dalla prossima domenica (29 novembre) entra in vigore in tutte le chiese italiane il nuovo Messale revisionato che introdurrà definitivamente una serie di modifiche alle formule e alle preghiere più popolari e conosciute
Parliamo del Nuovo Messale Romano con don Pierluigi Nicolardi
Il nuovo Messale Romano
Bellezza recuperata e ritrovata
Dopo un lungo e accorto cammino di traduzione, dalla prima domenica di Avvento di questo nuovo anno liturgico (29 novembre p.v.) la Chiesa italiana potrà utilizzare il nuovo Messale Romano.
Perché un messale?
Agli inizi della vita della comunità cristiana erano i vescovi e i presbiteri e formulare liberamente preghiere e orazioni per le s. Messe; nelle apologie di S. Giustino (morto martire nel 130 d.C.) è descritta la struttura e la celebrazione della Cena del Signore con alcune preghiere della liturgia dell’epoca, per esempio. Tuttavia non tutti erano in grado di esprimersi con creatività e la stessa creatività non era segno di certa dottrina. Di qui l’esigenza di raccogliere formulari liturgici e testi di preghiere considerati più ortodossi.
La nascita del messale risale al XIII secolo quando presso la curia romana si iniziò a unire tanti testi liturgici che erano in uso nelle varie Chiese (Sacramentali, Graduali, Ordines), ma la diffusione su scala più vasta si ebbe grazie all’invenzione della stampa; il primo Messale, infatti, venne stampato a Milano nel 1474. La diffusione del Messale a stampa diede origine al diffondersi, tuttavia, ad una serie di errori e di imprecisioni che portarono i Padri del Concilio di Trento a provvedere ad una nuova edizione del Messale nel 1570 esteso a tutta la cristianità cattolica. Dal Concilio di Trento seguirono poi diverse edizioni, fino alla sua completa riforma a seguito del rinnovamento liturgico che interessò la Chiesa sotto il pontificato di Pio XII e che portò alla nuova edizione sotto la spinta della costituzione SacrosanctumConciliumdel Concilio Vaticano II. L’attuale edizione del Messale Romano, infatti, è frutto della riforma liturgica promossa dal Concilio e del Messale promulgato nel 1970 da Paolo VI.
E perché un nuovo messale?
Il nuovo Messale Romano – tradotto dalla editiotypicatertia – è stato approvato seguendo la regola della novità nella continuità; infatti non stravolge l’impostazione della s. Messa – così come avvenne nel 1970 –bensì arricchisce, riformula e reinterpreta i testi liturgici seguendo alcuni principi:
maggiore aderenza della traduzione italiana al testo latino della editiotypicatertia;
arricchimento di antifone riportate secondo la traduzione della Bibbia CEI del 2007;
aggiunta di nuovi prefazi e semplificazione delle oltre 200 orazioni domenicali;
recupero dell’atto penitenziale nella forma greca e dell’orazione sul popolo nel tempo di quaresima;
nuova traduzione di alcune preghiere come il Confesso, il Gloria, il Padre nostro.
Il nuovo Messale cerca di recuperare alcuni elementi della tradizione – l’atto penitenziale in greco e l’orazione sul popolo in quaresima – e di introdurre alcune novità che rispondono alla sensibilità di questo tempo; di questa sensibilità ne è prova:
l’aggiunta della dicitura “e sorelle” a tutti i testi liturgici nel Confesso e nelle preghiere eucaristiche;
la nuova traduzione del Gloria con la sostituzione di “uomini di buona volontà” con “uomini, amati dal Signore”, per mettere in luce non già lo sforzo e la buona volontà degli uomini, bensì l’amore e la benevolenza di Dio per tutti gli uomini e le donne;
la nuova versione del Padre nostro che vede cambiata la formula da “non ci indurre in tentazione” in “non ci abbandonare alla tentazione”, anche qui per sottolineare che non è Dio a sollecitare l’uomo alla tentazione.
Accanto a queste novità davvero importanti, altre se ne nascondono nel testo e, nella preghiera comunitaria, sprigioneranno tutta la loro poesia, efficacia e fruttuosità.
Il nuovo Messale è una grande occasione per la comunità cristiana per recuperare il valore della celebrazione eucaristica comunitaria e la bellezza della liturgia ben celebrata e vissuta da tutti. Al sacerdote, che presiede l’Eucaristia, spetta il compito di guidare il popolo di Dio con l’ars celebrandi; al popolo di Dio, che celebra l’Eucaristia, il compito di una actuosaparticipatio che porti frutti di santità.