di Caterina SCARASCIA
Bella, e per me commovente, l’iniziativa di dedicare il teatro della Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio da Padova a Don Donato Bleve, primo parroco di quella comunità.
Soprattutto perché lui è ancora in vita e può pertanto raccogliere di persona i meritati frutti di tanta semina.
Tanta….
L’ho conosciuto nel lontano 1969, alla scuola Media “G. Pascoli” di Tricase, dove lui insegnava religione, anche nella classe da me frequentata.
Passo felpato, tono di voce misurato, ci spiegava la lezione con pacatezza, approfondendo i vari temi e spesso collegandoli a questioni di attualità, per motivarci a seguirlo.
Poi….poi è diventato il “mio” parroco dopo il mio matrimonio ed ha seguito i miei figli fino alla Cresima.
L’affetto è cresciuto di giorno in giorno, perché ne ho sempre apprezzato la disponibilità, la profonda preparazione teologica, l’afflato spirituale sempre vivo, il coraggio delle scelte, anche in controtendenza in quei lontani anni ’70 ed ’80. Mi riferisco ai suoi interventi su “Siamo la Chiesa”, alla forza delle denunce, conseguenza di un cristianesimo sociale volto a tradurre sul piano politico i contenuti della dottrina sociale della Chiesa.
Come dire: quando il vangelo diventà realtà.
Questa forma di “esempio” ed “autenticità” è servita molto all’educazione religiosa di tanti giovani, che, come ha sempre sostenuto Don Tonino, dovevano incontrare Gesù attraverso i fratelli, e non solo, o prioritariamente, attraverso i discorsi filosofici e teologici.
Mite ed operoso, è riuscito a costruire, come una solerte formichina al lavoro sempre (anche in inverno!) non solo una stupenda struttura architettonica, ma, anzitutto, una comunità parrocchiale che lo ha seguito con convinzione e fiducia.
Sono testimonianze di parroci autorevoli, che contribuiscono molto a riscattare la Chiesa dai suoi storici errori come istituzione e a segnare la strada ai credenti stanchi o “in bilico”.
La fede è un dono ed una scelta, ma simili esempi servono da guida e possono contribuire molto a rafforzare quei valori di rispetto, solidarietà, comprensione, gratuità (per citarne solo alcuni) che appartengono o dovrebbero appartenere all’umanità tutta, al di là delle confessioni religiose.
Mi auguro di vederti ancora a lungo, caro Don Donato, nella tua Chiesa, figura minuta e silenziosa, ma gigante della fede.