I PROGRAMMI ELETTORALI: QUELLO CHE NON C’E’

di Alessandro Distante

I programmi amministrativi presentati dalle liste che sostengono i quattro candidati a sindaco (per leggerli basta collegarsi al sito del Comune sezione Albo Pretorio) consentono di conoscere le linee di fondo della loro proposta elettorale.

La lettura dei programmi offre lo spunto per numerose considerazioni.

Mi limiterò a poche questioni che ritengo di particolare importanza e che hanno a che vedere con i confini di Tricase esterni ed interni.

I CONFINI CON GLI ALTRI COMUNI

Si è sempre detto che Tricase è il faro del Capo di Leuca e che è chiamata a recuperare una funzione trainante all’interno di un’area geografica ben definita. Tutti concordano –da sempre- sul fatto che il posizionamento centrale, la grandezza demografica, la storia e la presenza di una serie di servizi assegnano a Tricase una funzione specifica e questo viene riconosciuto anche dagli altri Comuni.

Tuttavia nei programmi elettorali non ho trovato alcun approfondimento su questo importante tema se non un cenno nel programma del candidato Donato Carbone che, dopo aver messo al primo punto del suo progetto della “Tricase che vogliamo” quello di “una città inserita nel Capo di Leuca e nel Salento”, fa rinvio al Piano Strategico quale “strumento che, potendo anche superare le barriere dei confini amministrativi, offre a Tricase l’opportunità di realizzare un’operazione di riposizionamento economico e sociale all’interno di una scala territoriale di area vasta quale il Capo di Leuca da una parte ed il Salento dall’altra” ed individua nel Pool Funding uno strumento per tale riposizionamento mettendo quel Pool a disposizione dei Comuni di minori dimensioni.

Completamente assente qualsivoglia riferimento al Capo di Leuca ed al Sud Salento negli altri programmi elettorali. Mi sembra una grossa lacuna, non essendo immaginabile un progetto amministrativo di una Città come Tricase avulso da un contesto ampio di riferimento.

Qualsivoglia politica di sviluppo di Tricase non può prescindere da un progetto di area vasta. Ed allora: se Tricase deve recuperare una funzione guida all’interno del Capo di Leuca, come avviare forme di collaborazione con gli altri Comuni, molti dei quali già associati nell’Unione dei Comuni del Capo di Leuca, Unione della quale non fa parte proprio Tricase?

Su questo, nessun cenno nei programmi. Sempre a proposito di Tricase all’interno di un’area più vasta non mi sembra possibile che i candidati non dicano, nei loro programmi, una parola sulla viabilità di collegamento: cosa ne pensano sulla SS 275 ?; cosa ne pensano dei collegamenti di Tricase con il resto della provincia e soprattutto con il capoluogo (metropolitana di superficie, mezzi su gomma o cosa altro)?

L’impressione di fondo –che accomuna tutti i programmi elettorali (con l’unica eccezione del cenno che si ritrova in quello di Carbone)- è che Tricase “muoia di tricasinità”. Quell’idea di essere l’ombelico del mondo che porta ad una chiusura e che rischia di rendere asfittico qualsiasi progetto di futuro. Allo stesso modo –per fare un altro esempio- un polo industriale non può che essere pensato su scala sovracomunale ma in maniera coordinata con gli altri Comuni che già ne fanno parte.

Ed ancora: un progetto culturale deve essere concertato con altre realtà di altri Comuni per giungere a manifestazioni ed eventi che siano di forte richiamo (ovviamente prevedendo iniziative itineranti oppure iniziative differenti ma coordinate nei periodi e nelle forme di presentazione).

La posta in gioco è alta: Tricase è chiamata a vincere la sfida di acquisire un ruolo nel Sud Salento e di vincerla rispetto ad altre Città, come Casarano, e la sfida si può vincere se Tricase –ed il futuro sindaco- si apriranno a progetti che vanno al di là dei confini Se a queste considerazioni di fondo si aggiunge il Progetto Aree interne, nel quale Tricase è entrata in un secondo momento (comune capofila è Tiggiano), ben si comprende come non si tratta di questioni astratte ma di questioni estremamente concrete.

Mi auguro che i candidati sindaci colgano questo spunto per focalizzare le loro proposte e per dire ai cittadini cosa pensano al Forse la fretta di redigere un programma non ha consentito di dire qualcosa su questo argomento, ma, francamente, trovo grave che un tema di questo genere possa essere sfuggito.

I CONFINI DEL CAPOLUOGO - LE FRAZIONI

La questione Frazioni (soprattutto Depressa e Lucugnano) viene affrontata, leggendo i programmi, con generiche indicazioni più improntate all’auspicio che non siano “parti minori di una realtà più grande, ma come pezzi del cuore pulsante ed attivo della città” (programma De Donno), oppure con riferimento al “sistema di mobilità integrata urbana (Tricase centro e frazioni)” (programma Zocco), oppure con l’importanza della valorizzazione dei centri storici e la loro fruizione nonché con la “realizzazione di percorsi ciclabili in sede propria o promiscua in modo da consentire il collegamento in sicurezza tra le frazioni, il centro e le marine” (programma Carità), oppure infine con la realizzazione “delle sedi distaccate dell’Ufficio anagrafe, operative inizialmente in alcuni giorni della settimana e successivamente a pieno regime” e la avvertita necessità di “affrontare in maniera dialogante con i cittadini delle frazioni le problematiche da risolvere, in un’ottica inclusiva e integrata con il capoluogo (…) anche attraverso progetti speciali per ciascuna frazione” (programma Carbone).

La lettura di questi spunti programmatici mi sembra che non vada oltre generiche idee e vecchie proposte ma non colga in alcun modo la situazione di frazioni (specie Depressa) dove si registra da anni uno svuotamento nelle presenze ed una crisi di identità. Ritengo che non possa essere sufficiente migliorare i collegamenti oppure ripristinare uffici anagrafe o semplicemente affermare di voler valorizzare i centri storici (peraltro le Piazze delle due Frazioni hanno già avuto importanti interventi), perché il problema Frazioni è quello della loro marginalizzazione.

In verità questo fenomeno è molto meno presente a Lucugnano grazie all’attraversamento della SS 275, alla presenza di Palazzo Comi e di alcune storiche iniziative gastronomiche e dell’arte figula. Depressa, priva di ogni scuola e di ogni servizio, vive invece una crisi più pesante. Le Frazioni non possono essere risollevate con interventi di collegamento con il Capoluogo in una visione comunque di trasferimento dalla periferia al centro quanto invece con il decentramento nelle frazioni di alcuni uffici comunali (anni fa si parlava della sede dei Vigili Urbani) oppure, in un periodo di Covid, con l’articolazione di servizi pubblici attraverso il riutilizzo di edifici comunali abbandonati.

Nessuno ha poi fatto cenno a quanto già previsto nello Statuto comunale e cioè ai Comitati di Frazione (una mia antica battaglia che ha trovato previsione nello Statuto ma evidentemente da tutti dimenticata o, peggio, ignorata). Sono uno strumento di partecipazione che può dare protagonismo e dignità alle Frazioni e può aiutare a conservare una identità di comunità diversamente destinata a perdersi. Soltanto nel programma di Carbone vi è un cenno ai “forum territoriali” mentre gli altri programmi si parla, in vario modo, di organismi di partecipazione ma sempre su scala comunale o per categorie (giovani, mondo della cultura,…), ma mai di organismi di partecipazione (e non piccoli consigli comunali) su base di Frazione e anche questa mi sembra una dimenticanza grave.

I CONFINI NELLA POPOLAZIONE – GLI IMMIGRATI

Sempre a proposito di confini, in Tricase vi sono comunità di immigrati che, a vario titolo, prestano attività lavorativa o nel commercio o –e soprattutto- nell’assistenza domestica.E’ ben noto che gli immigrati comunitari possono votare ed essere eletti a condizione che siano iscritti nelle liste elettorali e, per essere candidati, che abbiano un visto dall’Autorità dello Stato di appartenenza .

In nessuna lista vi è un immigrato e in nessun programma vi è un riferimento ad un fenomeno, quello dell’immigrazione, che è presente significativamente in Tricase. In programmi che si dicono inclusivi escludere qualsivoglia rilevanza a questa presenza appare una svista di non poco conto.

Un punto programmatico di una Città solidale ben avrebbe potuto contenere specifiche misure per gli immigrati; basterebbe pensare, a solo titolo di esempio, a un luogo di incontro e, soprattutto, a momenti di condivisione per uno scambio di tradizioni e culture,iniziative utili a favorire la integrazione. Attraverso volontari (magari docenti in pensione) si sarebbe potuto pensare ad attivare corsi di alfabetizzazione in lingua italiana presso locali comunali oppure di avvio alla conoscenza della nostra storia e della nostra cultura.

Eppure la presenza degli immigrati è ben percepibile; specialmente la domenica pomeriggio il fenomeno è ben rappresentato in Piazza Cappuccini dove si incontrano persone appartenenti alla stessa Anche su questo tema i candidati sindaci ed il futuro sindaco ben potranno integrare il loro programma e dire anche, in maniera chiara, quale è il loro pensiero sulla immigrazione comunitaria ma anche extracomunitaria, considerato che sarà ben possibile che a Tricase sbarchino, come pure è avvenuto, gruppi di immigrati ed è giusto che i cittadini sappiano cosa pensano al riguardo i futuri amministratori e soprattutto cosa farebbero in tal caso.

I CONFINI NELLA CITTA’ – IL BRONX

Un ultimo punto che ha a che vedere con i confini è quello di alcune zone periferiche della Città. Mi riferisco alla zona 167 il c.d. Bronx (appellativo esagerato ed improprio). In passato la battaglia era per la eliminazione del muro che faceva da ostacolo alla visione di quell’insediamento di case popolari.

Oggi quel muro è stato abbattuto ma non si può certo affermare che non vi siano altri muri che tutt’oggi dividono quelle famiglie dalle altre. In questo senso sorprende che nessuno dei programmi elettorali abbia dedicato un rigo –dico uno- alla integrazione delle fasce sociali più marginali e ai giovani a rischio che lì vivono.

Nessun progetto di animazione e nessuna forma di intervento: totalmente ignorati.Non mi sembra una svista di poco se si vuole realizzare una Città dove tutti, ma proprio tutti, stiano bene.

ALCUNE CURIOSITA’

“Vogliamo migliorare il benessere dei gatti nei quartieri e nei rioni della città, collaborando con le associazioni che se ne prendono cura, e realizzare il gattile comunale” (Carmine ZOCCO).

 

“Il Salento potrebbe diventare la Silicon Valley della svolta salutista del nostro territorio, un luogo in cui Food a Km 0 e nutraceutica saranno le pietre miliari di uno sviluppo non solo sostenibile ma unico nel suo genere, crocevia di ricerca ad altissimo livello universitario e proposta di incoming innovativa” (Antonio DE DONNO).

“Implementare la costituzione di laboratori teatrali in ogni scuola con l’allestimento di opere teatrali o commedie da esibire negli auditorium durante l’anno o in piazza d’estate” (Giovanni CARITA’).

“Istituzione di un Urban Center, quale luogo permanente d’incontro, di scambio, d’informazione sullo stato di avanzamento del processo di elaborazione prima, esecuzione e monitoraggio poi del Piano, delle azioni e misure in corso di realizzazione e di quelle ipotizzate per lo sviluppo della città e del territorio” (Donato CARBONE).

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