di Giuseppe R. Panico

Per il futuro amministrativo prossimo non ci resta che attendere il nuovo sindaco e se sarà degno o meno del titolo di Primo Cittadino. Non come arido numero di voti, ma per altre superiori qualità.

Il passato prossimo è invece conosciuto e, se focalizzato alla quasi passata stagione balneare, non possiamo che prendere atto, oltre che dei nostri pregi, dei nostri antichi difetti, mai risolti o oggetto di un ampio dibattito sul turismo costiero o di una strategia che incida sul nostro vivere il mare e la costa.

Da cittadini, leggeremo, ascolteremo, valuteremo e infine voteremo con coscienza e responsabilità almeno il candidato che meno ci dispiace.

Da sudditi, spesso ignari dei programmi, delle qualità dei candidati, dei nostri diritti/doveri, di tanti aspetti politici ed economici o privi di cultura civica, cederemo a promesse o pressioni per una poco alfabetica croce sul nome da altri indicato.

Da ignavi o irresponsabili, eviteremo le urne e la croce, erroneamente convinti che nulla cambia se non il nome di chi cerca o unge poteri e poltrone.

A far cambiare le cose ci pensano spesso i grandi disastri (terremoti, guerre, rivoluzioni etc.), da noi rari o lontani nel tempo, come rara è la vera voglia di cambiare e ben radicata quella di continuare come sempre.

Ora ci si è messo il virus a far cambiare, se non la mentalità paesana, il modo di vivere di una intera umanità che, incerta sul da farsi, ha intanto ridotto il suo turismo.

Ma, con l’arrivo dell’estate, il calo dei contagi, dopo mesi di lutti, lock -down, restrizioni e voglia di tornare a vivere, è cresciuta l’assuefazione al rischio, con meno prevenzione e ben più giovani infettati e infettanti.

Il Salento e Tricase, fra le aree meno colpite e da tempo ricercate dal turismo balneare (in gran parte a corto raggio da paesi e regioni limitrofe), non poteva che attrarre di più vacanzieri e bagnanti.

Ma, breve durata, risorse ridotte, limitato senso civico, scarse pretese e adattabilità, si sono spesso coniugate con la debolezza delle istituzioni locali e la carenza di servizi costieri e alla balneazione.

La conseguenza è che, almeno a Marina Serra, si debba quasi rinunciare alle speranze di un turismo più ricco, raffinato e organizzato.

La stessa politica e la mentalità dominante hanno infatti creato, consapevolmente o meno, le condizioni per incentivarne l’attuale ben modesto profilo.

Del Piano Coste, dopo ormai quattro anni, l’unico “successo” è l’aver fatto del porticciolo/approdo più che una nuova ampia e salubre piscina di mare, un “ghetto balneario”, privo di barche, ricambio d’acqua, rispetto delle regole, ma non certo di frotte di bagnanti (illegali) e relative fluide…“eccedenze”.

Il Piano Coste, auspicabilmente da rivedere, non ha infatti previsto né un bagno pubblico, né un posto di pronto soccorso, né un posto-auto in più e “Stabilimenti Balneari” “Spiagge Libere con Servizi” sono solo sulla carta e non sugli scogli.

E così, nelle tante ore di punta, il porticciolo, nella parte più interna e frequentata, in assenza di una idrovora collegata al mare aperto, si meriterebbe un auto-spurgo in servizio permanente.

Di fatto, trascurando di rendere più adeguati e sicuri gli accessi e le discese al mare aperto, troppi “visitors” (da spiaggia), anziani o bagnanti poco abili al mare nostrum non possono che ricercare rinfresco e relax, oltre che nella piscina naturale, in quelle acque meno salubri ma tranquille, magari con una mascherina, non per il noto virus ma per non bagnarsi il viso e ingerire altri “virus”.

Il normale turista, non trovando né parcheggio, né più agevoli accessi al mare aperto, né una barca che lo porti ad ammirare la nostra costa, le nostre grotte e i nostri fondali, non può che esprimere il suo… “apprezzamento” e dirigersi altrove.

Non sappiamo cosa pensa in merito la politica dei nostri quattro candidati sindaco, degnatosi in questi giorni anche di un olimpionico “salto della quaglia”; da destra a sinistra verso nuovi sinistri miraggi. Abbiamo due aspiranti sindaco già con un passato a Palazzo Gallone e due che aspirano a salirne le scale.

Che affidabilità e capacità avrà quello eletto e che potere si riserva la cittadinanza nel condividerne o meno le scelte? Nel suo libro “La Democrazia in America, (1835) uno pilastro della cultura democratica, Toqueville scriveva: “Ciò che si intende per repubblica negli Stati Uniti è l’azione lenta e tranquilla della società su sé stessa…… e non, come in Europa, il governo di coloro che si fanno garanti e interpreti della maggioranza”.

Dopo quasi due secoli e tanto civico progresso, sembra ancora prevalere nel nostro Meridione il governo di chi, una volta eletto, si crede garante e interprete della sola maggioranza e non certo il governo dell’azione lenta, decisa e tranquilla di una ben più attiva, informata e responsabile cittadinanza.

Ne derivano così discutibili scelte, poteri mal riposti, inerzie, sprechi, debiti, condizionamenti e ostilità, che limitano progresso e sviluppo comune. “Nui simu fatti cusì”, dicevano anni fa, alcuni anziani (e non solo). Se continuiamo “cusì”, le nuove speranze non saranno altro che vecchie illusioni. E non solo a Marina Serra.

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