Lunedi, 13 luglio 2020
di Giuseppe R. Panico
E’ ancora più piacevole questo inizio d’estate; più che l’avvio della stagione turistico-balneare, sembra l’avvio di una nuova fase della nostra esistenza, nella speranza o illusione, che la già limitata presenza della pandemia scompaia del tutto e una più sana linfa alimenti anche turismo ed economia.
Ma, come ben sappiamo, questo non dipende solo dal virus Covid19, ma da quel ben più antico virus politico che sembra infettare gran parte di noi. Senza adeguato vaccino, ci estranea dalla realtà che ci circonda e alimenta quel modo di pensare, di agire, di sprecare tempo e risorse che induce finanche a trascurare un bene così prezioso e comune quale è Marina Serra. Non è bastato il flagello del punteruolo rosso a portarci via le palme, né il funes
to rapido avanzare della xylella che ci porta via gli ulivi, né un povero Piano Coste a portarci via il porticciolo, né il pericolo (forse eccessivo/immotivato) della falesia che crolla in mare a portarci via l’uso di tanta costa, né una bozza di PUG che ne riduce lo sviluppo, né un uragano i cui danni ,complice il disinteresse dei proprietari dei terreni, sono ancora così evidenti, né il ritardo nel recupero dell’antica chiesa ove pregare per qualcosa che cambi e benedire la prima pietra di uno sviluppo sostenibile.
Purtroppo, se è così facile trovare cuori infranti, a difesa di ambiente e natura, pesci morti e scogli a pezzi, è ben difficile trovare paladini che sappiano proporre e portare avanti un tale sviluppo.
Che non sia la stagnazione, motivata spesso dall’ interesse di chi in zona, con nuove e antiche radici o ideologie, coltiva solo il proprio egoismo. Meno male che, a metà degli anni 60 anni, emerse l’idea della piscina “naturale” per poi attivare, spianando col cemento un po’ di costa, quella che è oggi l’unica nostra “spiaggia libera con servizi”.
Con mine ed esplosivi, ma usati come bisturi, ed al suono di una tromba per dare l’allarme, si frantumò la scogliera, si aprirono nuove vie d’acqua, e si valorizzarono le esistenti cave di arenaria, adibite un tempo alla costruzione della vicina torre Palane ed altre opere.
Con la bassa marea, un potente cingolato scese un giorno avventurosamente in fondo alla nuova piscina, spinse in mare aperto la gran vastità di detriti rocciosi e pericolosamente risalì sulla strada.
Qualche gracile vetro di una vicina villa fu rotto dai botti, ma senza alcun seguito per intrugli di legge e garbugli legali dai cospicui onorari. Qualche pesce e polpo finì in padella, ma il tutto con lo spirito costruttivo, l’audacia e la responsabilità di chi già credeva nel turismo e in “qualche lira in più”, grazie a costa e mare avuti in dono dalla sorte. Impazzava allora il film “Per un Pugno di Dollari” con revolver Colt sempre in azione e la stupenda colonna sonora di Ennio Morricone che in questi giorni è venuto a mancare.
Oggi il nostro film ha invece il triste titolo “Stagnazione”, senza buona musica, senza fumanti Colt e dinamite per nuovi scavi, come anche senza bastoni e forconi contro funesti registi e produttori.
Si ode invece ben più acuto il lamento sulla impervietà o pericolosità delle già poche discese a mare. Al Lavaturo, ove ancora si ricordano le improvvide passerelle in legno, subito divelte (ben due volte) dalle prime mareggiate e scomparse in mare, si sono aperte delle voragini, ora un po’ riempite non da un pronto intervento tecnico del Comune, ma da “meteoriti” piovute dal cielo.
Dei vecchi passetti in cemento tappa-buche è rimasto invece ben poco se non il disagio e il pericolo per chi vi transita. All’Acqua Viva, le scale in legno che, stranamente, ricoprono in parte quelle antiche, più sicure e durature scavate nella roccia, sono ormai sconnesse e pericolose.
Un modo di disfare benessere, turismo e qualche euro in più e invitare ospiti e cittadini a riversarsi altrove e sulla costa ionica. Un gran numero di nostri tecnici si è già espresso negativamente sulla bozza del PUG, in particolare sullo sviluppo delle Marine, i commerciati hanno detto la loro e a Marina Serra è nata da poco una già attiva Pro Loco.
Quasi questa una corale reazione alla diffusa pubblica (e privata) inerzia che ormai riduce la piscina “naturale” e il porticciolo “artificiale”, in mancanza di altre facili e attrezzate discese al mare, a “Ghetti Balneari” per il loro affollamento, per i disattesi divieti di balneazione e per la poca igiene dovuta allo scarno ricambio d’acqua (porticciolo).
Una Pro Loco composta in gran parte da forestieri che hanno case, proprietà o interessi culturali in loco e che non intendono ridursi a passivi testimoni di decadenze e noncuranze.
Che si propone di collaborare e cercare progetti condivisi, quali la riapertura alla nautica del porticciolo, con le altre associazioni locali. Come anche con la futura amministrazione cittadina, i cui candidati, sulle Marine, sul PUG, su varianti o meno al Piano Coste, dovranno chiaramente esprimersi ed impegnarsi. Vedremo a breve nuovi film, non western di Sergio Leone ed Ennio Morricone ma “Per Qualche Voto in Più”.
Non votando per parentela, un misero caffè o promesse da marinaio (alle ragazze facili nei porti) ma per “saper nuotare e vogare” verso un nuovo inizio. Come un tempo si pretendeva dai giovani più in forma e dinamici per arruolarsi in Marina e già avvezzi al mare aperto e non solo ai moderni “ghetti balneari” (e politici) che oggi spesso insegnano solo a rinfrescarsi, a galleggiare a violare e a stagnare. Sviliscono, più che arricchire, le nostre marine, la nostra immagine, il nostro futuro.