di Nunzio Dell'Abate
Che fosse un sindaco inadatto al ruolo e politicamente incapace ce ne siamo accorti sin dalla campagna elettorale.
Ma una volta eletto, se pur dai banchi dell’opposizione e nell’interesse di Tricase, abbiam cercato per oltre un anno di aiutarlo nella conduzione dell’azione amministrativa, silenziando financo il fisiologico agone dialettico.
Eppure il sindaco è partito con un bonus incolmabile, oltre alla nostra franca collaborazione ed alla fiducia ripostagli dagli elettori, si è trovato dalla sua Provincia,Regione (diverse le attenzioni del Presidente Emiliano e del Consigliere regionale del territorio verso la Città) e Governo centrale (tanti i contributi erogati), l’allentamento dei vincoli di finanza pubblica con ampia possibilità di rimpinguare quasi tutti i capitoli in bilancio e di assumere personale in ogni settore. Ma ahimé il carattere litigioso ed arrogante, accompagnato da una sorta di delirio da potere, ha dilaniato dall’interno l’unità della stessa maggioranza.
La totale assenza di dialogo con la città,culminata con le vibranti prese di posizione da parte della classe tecnica e commerciale hanno fatto il resto. Questa Amministrazione aveva già detto tutto a giugno scorso, come ora.
La colpa è della stampella a cinque stelle se l’agonia si è protratta per un altro anno. Sia chiaro, Chiuri va a casa per manodella sua maggioranza che gli ha addebitato -giustamente- di tutto e di più (basta rileggere i comunicati stampa al vetriolo di ben sei consiglieri eletti, di cui tre anche assessori, e risentire i durissimi interventi nel Consiglio Comunale di surroga da parte di due dei sette consiglieri subentrati) e di una intera comunità che non attendeva altro di veder calato il sipario.
Noi abbiamo voluto solo dargli un forte scossone ed a tal scopo abbiamo utilizzato lo strumento consiliare della mozione, contestandogli precise ed ormai consolidate criticità. Aspettavamo che venisse in Consiglio a confrontarsi, possibilmente spargendosi il capo anche solo di un milligrammo di cenere, e ad ascoltare il suo programma di rilancio della città per il prossimo biennio di fine mandato.
Magari ci avrebbe anche convinto. Niente di tutto ciò, si è sottratto anche stavolta, come è stato sempre suo costume in aula consiliare e fuori.
Ha scelto di dimettersi mal celando il sogno barese, lui come i suoi assessori rimasti e la maggioranza superstite. Tutti via in barba alle responsabilità assunte di fronte agli elettori ed alle promesse di Cambiamenti & Pacificazione.
Poco importa il danno arrecato all’immagine della città con l’onta di un Commissario Prefettizio, come se non bastasse la paralisi politico-amministrativa di questo lungo periodo, e la perdita di due rappresentanti provinciali.
Il tempo del vittimismo è terminato, quello delle offese gratuite pure, il re è nudo.
E tutto nudo avesse avuto almeno il garbo istituzionale di esserci in Consiglio a convalidare ed accogliere i neo Consiglieri subentrati, che si candidarono e si spesero per lui. Stia tranquillo lo abbiamo fatto noi dell’opposizione perché, si ricordi Chiuri, prima delle cariche viene l’uomo.
Ora però è giunto il tempo della responsabilità, non per ciò che è accaduto, ma per quello che accadrà ed ognuno dei protagonisti deve avvertirne il peso.