di Giuseppe R. Panico

A sentire Winston Churchill, il grande statista inglese che salvò l’Inghilterra dallo tsunami nazista, la democrazia è un pessimo sistema di governo, ma gli altri sistemi conosciuti sono ancora peggio.

Lo diceva in Inghilterra ove sentimento nazionale, civismo e spirito democratico sono così avanzati e radicati che non necessitano di una Costituzione scritta, come da noi e altre nazioni.

Chissà se per l’Italia di oggi direbbe lo stesso. Non per valori e principi che democrazia e costituzione rappresentano ma per come questi vengono applicati. Troppo spesso ad uso, abuso e rendita della mala politica e di chi intorno a queste ci guazza.

Per quella di Roma possiamo ben dire che negli ultimi decenni ci ha portato in fondo a tante graduatorie europee o mondiali (dalla corruzione all’istruzione, dall’inefficienza amministrativa alla burocrazia etc.).

Purtroppo, anche l’ultimo baluardo all’insano agire politico e amministrativo, il sistema giudiziario, sembra ogni giorno più lontano dai valori e dall’etica della legge e della giustizia.

Come se non bastasse, ad ogni neonato, nonni e genitori, con la loro politica spendacciona, portano in dono una quota di debito pubblico, ora aumentata per le spese della pandemia, di circa 50.000 (cinquantamila) euro.

Sarà forse per questo che di bimbi ne nascono o se ne fanno nascere ben pochi; alla nascita sembrano già inveire più che strillare e, cresciuti, studiano altrove e se ne vanno per sempre.

Meglio all’estero, anche per non essere raggiunti dalle cambiali di uno Stato vessatore e inefficiente sempre più vicino al suo baratro. Per la attuale politica paesana, possiamo invece ben dire che ha fatto da sola “piazza pulita” con mozioni e dimissioni a catena.

Nei paesi di più matura democrazia, se gli elettori si convincono di aver sbagliato nel votare, sono loro stessi ad invitare, col “recall”, gli eletti a lasciare ad altri seggiole e poltrone, meglio se per sempre.

Da noi invece sono gli stessi eletti che, per giochi di potere, dissidi, opportunismi o più alte mire si dimettono o fanno dimettere altri. Si dimenticano dei doveri insiti nella fiducia in loro riposta dai cittadini e della fedeltà al mandato; quella del corretto e costruttivo amministrare e non del continuo vociare e accusare.

Come in una perenne campagna elettorale e dedicando più tempo e risorse alle reciproche presunte colpe che ai temi del nostro progresso e sviluppo.

Tutto va così in malora, ogni programma o decisione sospesa o rinviata, svanisce ogni credibilità nelle persone interessate e nelle regole “democratiche”, troppo spesso amorali e dirette a proteggere i politici e non la comunità.

Democrazia degradata dunque, non come governo del popolo, libero, oltre che di dare, di togliere anzitempo fiducia, ma governo di una politica troppo dedita a sé stessa e al suo strillare e mercanteggiare e che spesso anela, dopo le dimissioni dall’incarico affidatogli, di avere più voti e fiducia in nuove campagne elettorali.

Non succede certo altrove o in ambienti organizzativi/amministrativi/direttivi non politici e dunque più sani ed efficienti. E’ quello che in fondo scegliamo, meritiamo o tolleriamo col nostro voto, col nostro silenzio e la nostra mentalità.

Se poi tutto questo avviene nel pieno di una grande crisi sanitaria ed economica, denominata da tanti “Terza Guerra Mondiale”, è un po’ come se generali e ufficiali al comando in prima linea, più che darsi da fare per contenere i disastri di una incombente Caporetto”, dessero tutti le dimissioni per salvare la pelle e aspirare a più alti e più pacifici incarichi.

Come minimo verrebbero degradati ed espulsi dai ranghi. In politica, anche locale, si premia invece sovente pure coloro che ci hanno portato a situazioni da “nave senza nocchiero in gran tempesta”, come dell’Italia diceva il poeta Dante nel suo Purgatorio, o in una “tempesta perfetta” con necessità di purgarci con un nuovo nocchiero in veste di commissario governativo.

Non eletto dal popolo ma che il popolo spesso preferisce. Se la buona politica è anche un’arte con meno divisioni, mozioni, dimissioni, arroganze e più lungimiranza, diplomazia e sviluppo, forse anche da noi necessita di artigiani capaci di fare, di quella che è ormai “piazza pulita”, una più credibile agorà o “piazza politica”. Evitandoci così il disagio, o il… “piacere”, sia di un podestà imposto dall’alto, sia di far salire gli eletti in alto sulle scale verso la sala del trono, per poi vederli spintonarsi, sgambettarsi e malamente ruzzolare fino in fondo alle stesse scale. Potremmo così essere pienamente d’accordo con lo stesso Churchill.

in Distribuzione