di Ercole Morciano

Con un senso di tristezza ho assistito, la mattina di giovedì scorso 4 luglio, alla rimozione della statua di don Tonino Bello dalla sua sede di piazza Dell’Abate.

Pur non essendo il massimo dell’arte bronzea, ne apprezzavo la funzione di memoria affettuosa per i Tricasini verso il loro parroco e di stimolo alla preghiera di protezione giacché da subito l’abbiamo considerato santo, anticipando il processo canonico che giustamente previsto dalla Chiesa.

Tanti, specialmente persone del popolo, si segnavano semplicemente o sostavano per una breve preghiera d’intercessione. Ora del monumento è rimasta l’aiola e il masso informe, già basamento della statua.

È ovvio che dovendo risistemare l’area della piazza occorre pensare a nuove soluzioni.

L’idea che voglio condividere con i Tricasini è quella di collocare al centro dell’area ex monumentale, da ridurre se necessario, il busto dell’on. avv. (Ippazio) Antonio Dell’Abate,titolare della piazza.

 

Su di lui scrisse nel 1990 Giuseppe Pisanelli in uno dei suoi libri su Tricase e io stesso gli dedicai un’ampia scheda biografica sul mensile tricasino “Nuove Opinioni” n. 11/1192, pp. 6-8.

Nato a Tricase, “terra feconda di giuristi”, il 10 giugno 1864 da Ciro e Angela Greco di Nociglia, completati gli studi liceali, nel 1882 Antonio Dell’Abate s’iscrive alla facoltà di legge dell’università di Bologna.

Agli studi giuridici unisce interessi letterari e, all’età di 20anni, inizia a pubblicare suoi lavori con case editrici di livello nazionale. Laureatosi il 4 luglio 1886, si trasferisce da Tricase a Lecce per motivi professionali e diviene discepolo di Francesco Rubichi, gloria del Foro leccese, dal quale riceve un’amicizia affettuosa e costante che durerà per tutta la vita.

Nel campo politico Antonio Dell’Abate è un liberale vicino alle posizioni radicali di Francesco Rubichi, Antonio De Viti De Marco e Vito Fazzi. Giovanissimo consigliere provinciale di Terra d’Otranto (1889) e consigliere comunale di Tricase (1892), nel 1919 è eletto deputato in una lista d’opposizione e con Antonio De Viti De Marco aderisce al gruppo parlamentare “Rinnovamento” d’ispirazione radicale. L’impegno politico e sociale per il progresso della Terra d’Otranto e per la difesa dei ceti subalterni continua con passione costante anche nel parlamento.

Alla Camera interviene tra l’altro per stimolare la continuazione dei lavori dell’acquedotto pugliese sospesi dal governo; memorabile il lucido intervento nel 1920, in seguito all’eccidio di Monteroni e ai fatti di Otranto, per condannare la spietatezza della politica nittiana dell’ordine pubblico, perpetrata contro cittadini inermi che manifestavano per l’aumento del prezzo del pane.

Nell’ottobre 1920 è rieletto, per collegio di Lecce, consigliere provinciale di Terra d’Otranto.

Nella primavera del 1921 la Camera è sciolta e Antonio Dell’Abate non viene rieletto per pochi voti a causa del cinico gioco delle preferenze del sistema proporzionale. Tricase lo premiò con 2491 voti (secondo solo all’on. Alfredo Codacci-Pisanelli, candidato nella stessa lista, che ne ebbe 2534) ed egli le rimarrà grato per sempre. Antonio Dell’Abate lascia poco dopo la politica: il fascismo di cui aveva presagito il pericolo e al quale negherà sempre il sostegno, è alle porte ed egli decide di dedicarsi appieno alla sua vita di avvocato, di studioso, di oratore di letterato.

Se c’è un luogo elettivo nel quale lo spirito libero di Antonio Dell’Abate fa maggiormente rifulgere la sua arte oratoria, questo è senz’altro il Foro. Così lo ricordava il giudice Cataldo Motta senior poco dopo la morte:«…quando Egli si levava a parlare taceva ogni voce, e si acceleravano i battiti del cuore.

Da un esordio a mezza voce, calmo e sereno, si arroventava l’animo dell’oratore illustre quando si addentrava nel vivo della causa…e dopo aver tenuto l’uditorio attanagliato alla forza delle sue argomentazioni, sempre confortate da impeccabile dimostrazione, prorompeva il successo: e ne contò tanti». Indimenticabile resta per noi Tricasini la difesa dei carcerati per lo sciopero del maggio 1935 e il suo patrocinio gratuito per i più poveri. Antonio Dell’Abate rimase sempre legato a Tricase e al porto passava le sue ferie estive.

Qui aveva fatto costruire a fine Ottocento la bella villa di stile eclettico, in forma di castello, che si affaccia sull’area portuale; dedicata alla moglie Maria, è diventata il simbolo della nostra marina. L’avvocato Dell’Abate morì a Lecce l’8 ottobre 1942 e le sue spoglie riposano nel nuovo cimitero di Tricase nella tomba fatta costruire dal figlio adottivo Ciro Miranda Dell’Abate.

Vi sono molte altre notizie che qualificano lo spessore umano, civile e professionale di Antonio Dell’Abate che qui non ho potuto riportare per motivi di spazio.

La mia idea è iniziare una raccolta fondi per un busto da collocare nella piazzetta omonima. Comincio io la sottoscrizione con l’impegno di versare 50€ e invito coloro che aderiscono a sottoscrivere una qualsiasi somma, anche modesta, attraverso il mio indirizzo mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) o telefonicamente (0833.544716).

Sono certo che i parenti rimasti non faranno mancare il loro apporto.

Appena sarà sufficiente il numero delle sottoscrizioni (che pubblicherò sul Volantino), sarà mia cura convocare l’assemblea degli aderenti per dar vita ad un’associazione temporanea ed eleggere il presidente e il cassiere.

In quella sede verseremo gli importi sottoscritti e prenderemo democraticamente le comuni decisioni

in Distribuzione