di Caterina Scarascia

Non è bello autocitarsi, ma quando ci vuole….

Scrivevo, un po’ di mesi fa, che viviamo tempi del nulla.

Raccontavo, e al contempo prevedevo, scenari socio politici sempre più banalizzati, ridotti all’osso, privi di visioni, imbevuti di razzismo, pregiudizi e violenza, svuotati di contenuti seri, di comunicazione razionale ed educata, di cultura delle idee, di memoria storica.

Tutto in piena realizzazione, purtroppo….

Senza fermarmi sugli stomachevoli episodi di fanatismo e aggressività accaduti a Roma negli ultimi periodi, rispetto ai quali bisogna anche superare il disgusto che frena la parola, vorrei soffermarmi sulla baby-gang di Manduria, segno evidente di una società che si sta sgretolando dalle basi e che vede imputati due soggetti principali: famiglia e scuola, con il contorno di servizi sociali il più delle volte “ammiccanti” o latitanti.

Purtroppo anche in questo mi autocito, considerato che nell’ultimo quindicennio su tali tematiche ho scritto tanto, cercando di far capire (ma non so, ovviamente, se ci sono riuscita), che il livello di guardia era ormai abbondantemente superato. Nel 2007 lanciammo, proprio a Tricase, con il supporto di un Comitato Genitori all’avanguardia per quell’epoca, l’allarme sul problema bullismo. Fummo lasciati soli. Lo stesso accadde negli anni successivi, e non solo a Tricase.

Ovviamente le scuole non registravano casi di bullismo (sic!) e le famiglie avevano tutti figli perfetti (due volte sic!). Oggi ci ritroviamo ad avere (lanciate già nel 2014 dal Ministero dell’Istruzione), le linee guida nazionali contro il bullismo ed il cyberbullismo, il che è la prova provata che il fenomeno era ed è in continuo aumento. Intanto viene anche indetta la giornata nazionale contro il bullismo (7 febbraio), da aggiungere alle varie ricorrenze nazionali…quella della mamma, del papà, della donna…. Mi pare giusto…(quanti sic dovrei mettere qui?).

Ed ora, udite udite, stiamo per ripristinare l’Educazione Civica come disciplina, votata all’unanimità dai nostri politici ignoranti, che non sanno che l’Educazione Civica non è stata mai abolita, che fa parte delle educazioni trasversali e che è più volta citata, sotto forma di competenze di cittadinanza, nei documenti programmatici in vigore in tutti gli ordini di scuola.

Ma la cosa ancora più grave è un’altra: pensano, questi signori, che fornendo una lezione magistrale sulla Costituzione Italiana e un decalogo di regole di buon comportamento si possano arginare le baby gang, vale a dire i bulli che torturano, picchiano, usano il web per minacciare, intimidire, umiliare? Da ridere…per non piangere.

Torniamo alla totale assenza di idee e di progettualità di cui parlavo prima: quanti monitoraggi vengono fatti nelle scuole per vedere cosa si fa effettivamente contro questi fenomeni, a parte convegni, seminari e tavole rotonde ??? Quali indagini socio-psicologiche (fra le tante spesso inutili!) vengono condotte sulla famiglia (in ogni sua accezione) per verificarne il livello di educazione emotiva, relazionale, solidale verso le diversità???

Chi controlla e monitora i servizi sociali che nei fenomeni di cura e prevenzione del disagio giovanile e familiare dovrebbero avere (mai condizionale fu più obbligatorio!) un ruolo fondamentale?

Il bullismo e ancor più il cyberbullismo sono fenomeni complessi, che hanno bisogno di interventi di gestione delle emozioni, dei conflitti, delle relazioni, non di semplici regole imposte, hanno bisogno di percorsi di educazione all’affettività e alla tolleranza. Vogliamo invece solo imporre e punire, oppure giustificare sempre e comunque?

Certo, arriverà un momento, nella vita di un ragazzo, in cui ci sarà bisogno anche della sanzione, ma non si parte da questo per costruire solide basi educative. In tutto ciò purtroppo, almeno in base alla mia esperienza (avallata peraltro da molte letture in proposito), la maggior parte delle famiglie è allo sbando, soprattutto per incultura ed ignoranza sull’essenza fondamentale di tali fenomeni.

Ma anche le scuole avrebbero bisogno di più formazione, mentre le reti territoriali di aiuto reciproco nell’ottica della “comunità educante”, unico possibile antidoto al fenomeno, stentano a decollare. Tutto questo ci racconta l’episodio di Manduria. Ma al contempo è lo specchio, uno dei tanti, di questa società vuota e sfaldata, a tratti psicotica, che naviga su internet e si imbeve di cazzate, in attesa della prossima baby bang….e dei prossimi decreti tappabuchi di politici in perenne campagna elettorale.

Pistole per difendersi; nozioni per riempire, a vuoto, i cervelli; capri espiatori da dare in pasto alla folla inferocita.

La sostanza è la stessa e intanto il nulla galoppa veloce.

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