LA PASSIONE DI EDUCARE E LA FOLLIA DI SOGNARE

di Ercole Morciano

Due sono i messaggi inviati da mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-S.M. di Leuca, per l’inizio dell’anno scolastico: uno agli studenti e l’altro agli educatori (presidi, docenti e genitori).

Con gli studenti egli vuole «intavolare un dialogo fraterno» nello stile tenuto da papa Francesco a Roma, nel Circo Massimo, lo scorso 11 agosto. Un dialogo sui problemi delle giovani generazioni che parta dall’ascolto delle domande dei giovani e si svolga nella reciproca franchezza . Realistica, in premessa, l’analisi del vescovo ugentino sulla condizione dei giovani d’oggi secondo gli analisti più accreditati.

Egli, citando i nomi degli studiosi, ne riassume le posizioni con immagini di grande effetto, evocative di gravi difficoltà: giovani “nomadi”, “lattanti psichici”, “sdraiati”, “muti”, “nati liquidi”, “ammalati di nichilismo”. Ne esce un quadro «sconfortante», scrive il vescovo, poi continua chiedendosi «ma le cose stanno proprio cosi?». Senza minimizzare la complessità del fenomeno «che richiede una presa di coscienza di tutti, giovani e adulti», il vescovo Vito propone ai giovani di essere e diventare sempre di più «cercatori curiosi e sognatori folli».

Presa dai discorsi di Steve Jobs, il cofondatore di Apple, e di papa Francesco, «due figure differenti ma accomunate dal fatto che la loro vita e le loro parole contengono messaggi significativi ed efficaci», l’espressione invita a «non perdere la curiosità, l’ambizione di cambiare il mondo con un pizzico di sana follia – non nel senso dello sballo ma di «andare controcorrente», verso una «meravigliosa avventura… facendo tesoro anche degli insuccessi e di scelte che potrebbero sembrare sbagliate, ma che poi si rivelano apportatrici di novità».

L’invito di sognare in grande, rivolto da papa Francesco, viene riproposto ai nostri giovani studenti dal vescovo Vito: «i sogni grandi includono, coinvolgono e per restare tali hanno bisogno di una sorgente inesauribile di speranza, di un infinito che soffia dentro e si dilata».

Bella la conclusione del messaggio, con la strofa di una recente canzone di Renato Zero, che invita a non abbandonare i sogni e dare loro forza e consistenza.

Altrettanto ricca di spunti concreti, la lettera del vescovo Vito agli educatori. Premesso il rafforzamento dell’alleanza educativa tra scuola, famiglia e comunità ecclesiale, egli si sofferma sui cambiamenti in atto. Considerati dei veri «terremoti» anche per le istituzioni educative, essi richiedono discernimento e «saper stare nel cambiamento mantenendo saldi alcuni punti di riferimento come bussola» per orientarsi.

Di fronte a tre cambiamenti epocali: passaggio “dalla comunità alla identità”, dalla “collettività alla connettività” e dalla “disoccupazione all’esubero” e ad un «mondo “liquido” e in fuga» –concetti tutti ben argomentati nel testo – il vescovo adopera per l’educazione l’immagine del parto che porta con sé un carico di sofferenze ma è generatore di vita e di gioia.

Educare pertanto è “un’arte difficile” ma è anche “un’arte possibile” ed è un’arte “generativa” in quanto «processo vitale, uno stimolo a creare qualcosa di nuovo, di buono e di bello».

In questa prospettiva il primo compito dell’educatore è «mettersi in ascolto dei giovani»; l’ascolto, poi, deve «essere sostenuto dall’accompagnamento», dal farsi compagno di viaggio; segue il «sapiente discernimento» in cui l’educatore con passione pedagogica «deve saper trovare la chiave giusta per entrare nello scrigno della interiorità confusa e disorientata dei giovani per aiutarli ad entrare nell’intimità più profonda» allo scopo di scoprire se stessi e maturare fino alla capacità di fare scelte pienamente libere e responsabili.

Infine, scrive il vescovo, servono “testimoni credibili”: «il vero educatore parla per diretta esperienza e insegna con verità ciò che ha vissuto personalmente». Mons. Angiuli conclude la lettera con una preghiera di protezione e promozione di tutti gli studenti nella scuola e nella vita e di aiuto alla comunità ecclesiale affinché dia «un valido contributo alla costruzione della civiltà e dell’amore».

L’invito nostro è per la lettura integrale dei due messaggi da parte dei destinatari: solo così si potrà pienamente apprezzare la profondità di pensiero, la concretezza dei propositi, unitamente alla delicatezza pastorale del cuore che li ha pensati e donati.

Le due lettere sono disponibili nelle scuole e sul sito: www.diocesiugento.org

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