di Ercole Morciano
Man mano che si avvicina il 20 aprile, 25° del dies natalis di don Tonino Bello e giorno del pellegrinaggio di Papa Francesco alla sua tomba in Alessano, cresce l’attenzione verso la figura del Servo di Dio che è stato parroco della chiesa madre di Tricase dal gennaio 1979 all’estate del 1982.
Un privilegio, per noi di Tricase, averlo avuto come parroco e una maggiore responsabilità.
Gli anni di Tricase, anche se pochi, furono per don Tonino fondamentali e propedeutici per la straordinaria testimonianza del suo episcopato a Molfetta a servizio della Chiesa tutta e dell’intera umanità. Non era arrendevole don Tonino e la pace che predicava non doveva essere a scapito della giustizia, specialmente quando erano i poveri a doverne soffrire. Lo dimostra l’episodio che racconto, dal quale traspare anche una costante del suo atteggiamento di prete e poi di vescovo: amico e rispettoso di tutti, ma autorevole e fermo quando si trattava di difendere i diritti di quelli che non avevano voce. L’episodio dimostra pure, come fosse incarnata la sua pastorale: mai disgiunta dalle problematiche del quotidiano sulle quali i cristiani, se vogliono essere tali veramente, non possono farsi da parte.
Era il 1982 e sul n. 9 del 14 marzo di “Comunità”, l’umile foglio di collegamento della parrocchia, aveva scritto:
«Bisogna decidersi di ripartire dagli ultimi, ce lo hanno detto i Vescovi in un recente documento».
Si trattava del documento dei vescovi italiani La Chiesa italiana e le prospettive del Paese dell’ottobre 1981.
«Allora – continuava – se noi cristiani abbiamo il dovere di impostare ogni problema “partendo dagli ultimi”, non abbiamo proprio nulla da dire in proposito: della stazione di testa a Bari? Del trasferimento dei vigili del fuoco da Tricase? del piano regolatore della nostra città? Possiamo come cristiani disinteressarci di questi problemi, demandandone pigramente la soluzione ai politici?».
Il suo appello evidentemente non fu capito bene in determinati ambienti – non tutto quello che egli diceva o faceva era bene accolto da tutti – perché sul numero successivo di “Comunità”, quello del 21 marzo IV Domenica di Quaresima, così scrisse don Tonino in una nota dal titolo “Dove appoggiare la scala?”:
«Quando noi cristiani affermiamo che “BISOGNA PARTIRE DAGLI ULTIMI” (sue le maiuscole, ndr) non intendiamo scavalcare i politici o togliere il mestiere ai tecnici, a cui va la nostra comprensione e il nostro rispetto.
Siamo come colui che nel farsi disegnare una casa dice all’architetto: “Progettami una bella scala e fammela partire da qui, da questo punto del piano terra”. Nessuno accuserà il proprietario di voler fare da maestro all’architetto, sovrapponendosi alla competenza di lui. Così anche il cristiano non invade il campo altrui se, rivolgendosi ai responsabili della cosa pubblica, dice “Cari esperti, nell’approntare questo o quel progetto, la scala…fatela partire dagli ultimi”».