di Anna Paola Dell’Abate  Parlare dello zio Mino non è cosa facile poi, se penso a tutti i momenti passati insieme sino all’ultimo, le idee, le parole vengono spontanee e sono tuffi al cuore.Ognuno di noi parenti, amici o semplici conoscenti ha dei ricordi bellissimi dello zio e con lo zio.

È stata una presenza costante nell'arco della mia vita e ogni volta che chiedevo un consiglio era pronto a darlo e soprattutto ad ascoltare.

Della sua persona il pregio che ho amato di più, per il quale l'ho sempre ammirato, è stato il suo amore per il prossimo che si esplicava sia nella sua indefessa attività con le Acli sia nei rapporti di ogni giorno. Altro merito che mi fa amare lo zio era il suo saper affrontare silenziosamente e in maniera quasi fatalista le sue temibili e dolorose malattie. Spesso e fino all'ultimo era lui a dare coraggio a noi piuttosto che il contrario. «Se Dio vuole» era il suo credo.

Lo zio nel corso della sua vita non ha mai fatto pesare la sua "posizione". Conosciutoe stimato da tantissima gente sparsa per l'Italia, aveva parole di conforto e speranza con chiunque si fermasse a parlare con lui. Non c'erano differenze. Stringeva le mani a tutti senza esitazione alcuna. Chiunque si rivolgesse a lui - se possibile - otteneva aiuto. Tutti lo stimavano.                               

Durante i pomeriggi trascorsi a casa delle zie era un piacere ascoltarlo e notavo con quanta passione perorava le sue posizioni e le sue battaglie sempre a difesa dei più sfortunati.                                              

In molte occasioni è stato il "mio biglietto da visita". Cosa voglio dire? Quando mi capitava soprattutto nel periodo liceale di partecipare a feste, incontri a casa di amici che mi presentavano i loro genitori e il mio cognome non bastava, per farmi inquadrare nel contesto sociale, dicevo con fierezza sono la nipote di Giacomino De Donno.

E lì, ottenevo come una sorta di lasciapassare perché lui era una certezza per loro ma soprattutto per me.

Ora che non c'e più, difficile colmare il vuoto che ci ha lasciato, non dobbiamo fare altro che continuare sulla sua scia: metter il prossimo al centro dei nostri pensieri e delle nostre attività, proprio come faceva lui.

Antonio e Sergio quali suoi "eredi" lo stanno facendo da tempo con massimo impegno e orgoglio e ora hanno una responsabilità in più e anche io dovrò farlo perché solo così potrò dire ancora una volta sono lanipote di Giacomino De Donno.

Ciao zio, Ti voglio bene, sarai sempre con me nel mio cuore.

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