Il “Giorno del Ricordo”, è stato fissato dalla legge istitutiva al 10 febbraio di ogni anno, “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani, di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”. È quanto ho cercato di fare con il lavoro di ricerca su due tricasini morti nel corso di quegli eventi, le cui storie sono raccontate nel libro che sarà presentato il prossimo 10 febbraio.

di Ercole Morciano Nell’immane tragedia che fu il II conflitto mondiale, durato sei anni, costato all’umanità non meno di 55 milioni di morti e immense distruzioni, un teatro di guerra particolarmente complesso fu quello compreso tra il Friuli, la Venezia-Giulia, la Dalmazia e l’Istria. In quelle regioni confinanti con la ex Iugoslavia dove, nella lotta contro gli occupanti tedeschi, prevalevano man mano le formazioni partigiane comuniste di Josif Broz - detto Tito - la ferocia della guerra,dopo l’armistizio del 1943,si acuìcontro gli italiani per le vendette suscitate sì dalla dura repressione fascista subita dagli slavi, ma rese più atroci per motivi etnici. La “pulizia etnica”, che si abbatté su tutti gli italiani, comprese alcune formazioni di partigiani, era stata cinicamente programmata per favorire la futura attribuzione di quei territori alla Iugoslavia.

Le atrocità si abbatterono soprattutto su ex militari esucivili italiani inermi, considerati fascisti filotedeschi e pertanto meritevoli di morte. Catturati, venivano legati in gruppo e portati sul bordo delle foibe, depressioni carsiche profonde decine di metri. Qui veniva sparato il primo italiano che, cadendo, trascinava gli altri a catena nelle profondità della foiba, dove spesso la morte sopraggiungeva dopo ore di lenta agonia. L’epurazione anti-italiana continuò anche dopo la fine della guerra, per l’esodo al quale furono costrette intere popolazioni i cui territori, dal trattato di pace di Parigi, erano stati assegnati alla Iugoslavia di Tito.

Il “Giorno del Ricordo”, è stato fissato dalla legge istitutiva al 10 febbraio di ogni anno, “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani, di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”. È quanto ho cercato di fare con il lavoro di ricerca su due tricasini morti nel corso di quegli eventi, le cui storie sono raccontate nel libro che sarà presentato il prossimo 10 febbraio.

 

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