di Giuseppe R. Panico  Il tanto desiderato treno “Freccia Rossa”,che i nostri politici avevano fatto arrivare fino a Lecce, ha smesso di fare le sue corse ed ora si ferma a Bari. In una economia reale non poteva essere altrimenti, per carenza di binari ad alta velocità, costi alti ed orari scomodi e, dunque, con ben pochi passeggeri.Ancora una volta, la politica del territorio, economizzando nell’uso del buon senso economico manon in quello delle parole, hafatto“flop”, creando illusioni per portarevoti per sé e debiti a noi tutti. Continuando a sognarela nuova SS 275, che ci fa arrossire di rabbia per il suo tracciato e di vergogna per i suoi ritardi, non ci resta che l’uso delle“Freccette Rosse” della Sud- Est che, viaggiando pure lorocon conti in rosso, passeggeri pochi e debiti tanti, ci portano almeno a Lecce, dadove proseguire in treno conqualche Freccia Bianca.

Nell’attesa, meglio non pensare a viaggettia “luci rosse”,con pagamento “in nero”, così facilie frequentinei dintorni della stazione. Come sempre, in particolare nei luoghi di grandi arrivi/partenze, l’economia, sommersa o meno, è anche discinta e investe nel benessere“psico-fisico” che ora si avvale pure di varianti esotiche o multicolori. Lecce, la Firenze del Barocco, la capitale culturale del nostro Salento, ha inteso orafar cassa con tali “incontri”, con multe fino a trecento euro.

I cartelli sono già in bella vista e aumenta il rischio cheil “fotofinish” del peccato arrivi a casa fra più dolci mani. A Tricase, nella stazione ferroviaria o lungo il suo viale, non abbiamo grandi transiti, discinti o meno, né viaggiatori in cerca di “benessere”, né segnaletica perle relative multe e risanare così i conti in rosso del Comune. Piuttosto i grandi spazi della stazione, che un tempo servivano a vagoni o treni merci, per l’export dei prodotti della nostra terra e del sudore dei nostri nonni, sono ora deserti, come lo sono quelli del Sahara in Africa o di Atacama in Cile. Sono soloserviti, anni fa, ad elevare al cielo quelle “muraglie cinesi”, che, fattedi legno e pietrame e ben scarsa lungimiranza, sono già cadenti.

Forse servivano a nascondere il transito delle vergognose “littorine” vuote o ad assorbire il rumore del loro lento e solitario sferragliare. Ora le “Freccette Rosse” sono più carine, fanno meno rumore di una vespa o un motorino, movimentano il paesaggio e poi, se proprio necessario, di pannelli antirumore ve ne sono di più belli, più economici, paesaggisticie trasparenti. Non è più tempo di lapidare con quei sassi e legnare con quelle assigli autori di così tanta “arte” e forse il PUG in itinere ci aiuterà a valorizzarespazi ora occupati dal semplice nulla.

Per l’area ferroviaria è ben difficile pensare ad una grande stazione per la mitica metropolitana di superficie o per il nostro export fatto non più dei prodotti della terra ma dei prodotti dell’uomo e della donna, ovvero i nostri giovani in fuga. Forse meglio pensare ad una Tricase che,con anelito ad essere più civile, turistica ed attrattiva, favorisca comunque l’uso dell’auto, ma con ben più moderni e razionali criteri, come grandi parcheggi fuori dal centro e senza soffocare, come ora, tante sue strade. Un grande parcheggio alberato nell’area ferroviaria, un altro più centrale in zona Lama/Lavari ed un terzo in zona “serre” in Via del Porto, collegati da una pista ciclabile e/o mezzi pubblici, come un anello ecologico, potrebbero cambiare il modo di vivere cittadino. Non solo chi arriva da fuori, ma anche tanti utenti di ospedale, scuole,cinema, uffici pubblici etcsaprebbero a priori ove parcheggiare facilmente.

Le stesse aree, in parte coperte con tettoie ed eventuali pannelli solari, consentirebbero, con affitto posto-auto,anche la lunga sosta al coperto delle auto dei vicini residenti o altri. Si avrebbe un più libero transito con unacircolazione ciclabile e pedonabile decisamente più agevole e in sicurezza. Molte strade tornerebbero alle loro funzioni naturali, sviluppandosi poi anche come più verdi e piacevoli viali. Un sano utilizzo di quello che già abbiamo dunque,da maturare anche attraverso un serio confronto di opinioni fra candidati sindaci che vorranno (forse) esprimersi con alternative verso il PUG o il nostro futuro anche migliori. E se nel loro incerto viaggio verso palazzo Gallone,attraverso l’antico gioco del “Ruba Mazzetto” (di voti), vedranno alzata dagli elettori la paletta verde per dar loro fiducia o quella rossa, perché,purattraenti o piacevoli, vannodiscinti o svenduti versoaltrui interessi o piaceri, potrebbe essere anche per questo.

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