di Giuseppe R.Panico Il parcheggio per auto, si sa, tutti lo cercano, tutti lo bramano, tutti lo vogliono e, per averlo sull’uscio di casa o dell’ufficio, si litiga pure. Di automezzi “targati” Tricase ne abbiamo circa diecimila e gran parte di questi ingombrano le strade. Povere strade, nate per rendere scorrevoli traffico e collegamentia piedi, in bici e in auto, sono oggi un ossimoro, oltre che perbuche e cattivoasfalto, per averle ridotte a parcheggio selvaggio. Altro che per consentire ai bimbi, come un tempo, di socializzare giocando alla “campana”, a”tuzza e mburru” e“mazza e zippuro”. Ora ai bimbi basta il telefonino e uno scalino, ove sedersi, strettistretti in gruppo, a fissarelo smartphone senza guardarsi negli occhi. Le strade (compresi i marciapiedi) se le sono prese tutte i loro genitori che, sovente,non disdegnano di guidare senza usare le frecce, senza fermarsi agli stop, senza cinture di sicurezza, senza assicurazione, senza collaudo, senza bollo,e senza senso civico, ma non certo senza usare, pure loro, il telefonino. Finito di guidare,parcheggiano le auto pure sugli incroci, lontano dai marciapiedi (restringendo ancor più la sede stradale), fuori dalle strisce, fuori dal codice della strada e dall’altrui rispetto.

E così tante strade diventano pureil simbolo di una personale inciviltàfavorita dalla debolezza o “buonismo”di chi, in divisa o meno, ha il dovere e lo stipendio per educare, sensibilizzare e, ove il caso, reprimere.Non avendo inteso, fino ad ora, far cassa (con più multe), né “education” con più interventi, né sviluppo con più servizi (parcheggi, urbanistica etc),abbiamo fatto più vittime, più danni per incidenti, più degrado urbano e più malattie per quell’eccesso di polveri sottili che ci appesta l’esistenza. Bisognerebbe forse tornare ad essere più “smart”, recuperando quel vivere civile tipico di una comunità più consapevole, oltre che dei propri diritti, dei propri doveri. Utopia? Speranze? Saranno il Piano Urbanisticoo i prossimi elettiad “allargarci” se non le strade, la nostra idea di futuro, predisponendoanche parcheggi “fuori-porta”per un diverso modo di vivere la città? Per conoscere i nostri sogni, per svelare il lato occulto del nostro pensiero e leggere il nostro “codice a barre” forse impresso sulla fronte, abbiamo ora anche gli psicologi di comunità ed un susseguirsi di sedute “spiritiche” fra volanti “pizzini”, fogliettini e caffettini. Ben venga, serve a fare comunità ma anche populismo. La politica moderna provvede ad illuminarsi anche facendoluce sul nostro “occulto”. Intanto dal palazzo ci dicono quello che si dice da decenni anche sulla stampae tanto spesso sul Volantino,quale espressione del libero pensiero di cittadinianche senza barriere ideologiche ma con buon senso ed attenzione a come il mondo gira.

Lo dicono pure i tanti programmi elettorali, o le…utopie, dei candidati sindaci del passato. Chissà se gli addetti al PUG hanno già letto o hanno voglia di leggere il tutto o se basta loro farsi sentire da scarni gruppetti di cittadini, oltre che dai palazzi che contano e che poi decidono. Abbiamo intanto “riscoperto” che il Rio va risanato, che sui calcinacci di quel rudere a Tricase Porto sarebbe meglio realizzare un bel “Tivoli Park” costiero (con sottostante grande piscina di mare), che il centro storico va recuperato, che quelle serre all’ingresso del paese andrebbero riutilizzate (parcheggio coperto con pannelli solari?), che Tricase si deve sviluppare verso le marine etc. L’ovvietà degli interventi, diventata mala storia locale, ora intende farsi PUG da approvare o meno dalla prossimaamministrazioneeda un prossimo sindaco. Sulla impervia “via di Damasco” verso il nostro futuro, speriamo almeno chequesto sia uno“fulminato” da scienza, conoscenza, onestà d’intenti e competenza, eletto da una comunitàsperabilmente “illuminata” da senso civico e responsabilità elettorale. Forse così, con o senza PUG, le nostre troppe “vexata quaestio”,sepolte da fiumi di parole sparse nel vento o sulla carta, potrebbero essere risolte. Cosa serve “ognun lo sa”; quando farlo e chi lo farà, come sempre, “nessun lo sa” ma diamoli una spinta e Tricase “ripartirà”. Magari iniziando da subito, anche senza strizzacervelli venuti da lontano,“urbanisti” di partito,“consiglieri” di palazzo e PUG da…maturare.

Ma con un piano“Nuova Strada” per il quale non basta certo completare un intempestivo “gratta e asfalta”.Servirebbe anche una “rieducation” stradale con un paio di mesi di “avvisi bonari” ai colpevoli e poi multe a catinella sui troppi/e “meritevoli”. Come in tanti paesi civili, basterebbe lo smart hardware delle forze dell’ordine per rilevare, dal numero di targa, tutti i dati (proprietario, indirizzo, collaudo, assicurazione, bollo, etc) con perentorio avviso a “mettersi in regola” e non solo come parcheggio. Già la prossima estate saremmo più civili e meno lacrimosi nel lamentare danni e vittime, soprattutto giovani, e avremmo strade con più libero transito per bici e pedoni. Non saremmo ancora una piccola Copenaghen con cultura, TivoliPark e sirenetta inriva al mare, ma una Tricase con almeno qualche foca monaca sulla nostra scogliera. Stanno tornando, sono già sull’isola greca di Othoni, così spesso visibile dalla nostra riviera. Non sono previste dal Piano Coste di cui ci siamo“impicciati”, né dal PUG di cui tutti impicciarsi. Prevediamolo almeno come simbolo di unavita migliore, più ecologicaanche sulle strade e di una città che intenda crescere verso il suo mare.

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