di Alessandro Distante Un Natale scomodo, per dirla con don Tonino.

A ricordarcelo saranno quelli che su questo giornale sono stati definiti “I soldati d’accoglienza”; 15 migranti che vigileranno sul Presepe vivente di Monte Orco. Magari non sono cattolici, forse non sono neppure cristiani, ma certamente sono stati pronti ad inserirsi in una tradizione forte per l’occidente cristiano, un occidente che salva le tradizioni talvolta svuotandole di significato fino a trasformarle in momenti edulcorati e folkloristici.

La scelta del Comitato Presepe Vivente è una scelta provocatoria e la notizia è rimbalzata sui quotidiani nazionali e sulle televisioni locali.

Ed è una scelta che indica un percorso: quello della integrazione. E’ un percorso difficile. Non dobbiamo dimenticare che l’arrivo di quegli immigrati portò ad alcune iniziative di segno contrario all’accoglienza, con tanto di lettera scritta al Sindaco perché impedisse l’apertura della struttura dove sarebbero andati a vivere.

E sto parlando della nostra Città.

L’integrazione non è un tema che riguarda soltanto gli immigrati, ma tutte quelle categorie, o meglio quelle persone, che sono ai margini economici, sociali e culturali di Tricase, dove vi sono le periferie così come Betlemme era periferia della Città di Gerusalemme.

L’integrazione è una strada complessa perché significa trovare nuovi e difficili equilibri, ma è giunta l’ora di abituarsi alla complessità e con l’anno vecchio buttare via gli slogan semplicistici che possono anche colpire e talvolta rassicurare, ma che rifiutano di comprendere la realtà e nascondono, e forse neppure tanto, approcci culturali e comportamentali che poco hanno a che spartire con quello che il Bambino di Betlemme ebbe ad insegnare.

Una integrazione da ricercare nella complessità, costruendo nel dialogo una nuova identità che dia un’immagine di Tricase come città accogliente, all’esterno ma anche all’interno.

E’ stato un anno di grandi lacerazioni come abbiamo scritto anche su questo giornale; integrarsi non significa appiattirsi, spegnere il dibattito, essere tutti allineati e coperti; tutt’altro, l’integrazione implica diversità e le rispetta, ma vive del gusto del confronto che porta poi alla sintesi e quindi al bene comune.

Il confronto va tuttavia cercato e favorito; e la nostra Città ha tante occasioni di confronto: basta considerare il percorso avviato sul Piano Urbanistico oppure a quello che ci porterà alla competizione amministrativa. Tutte occasioni da non perdere per definire un progetto di Città e per ravvivare il senso forte di una comunità che non si disintegra ma che integra e che dell’integrazione si arricchisce.

Buon Natale e Buon Anno.

 

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