di Antonio Lia Evito di parlare del Porto di Tricase o di Marina Serra: quelli sono due luoghi unici al mondo perché bellissimi; la bellissima posizione, il dominio del verde e la bellezza di molte antiche dimore che, insiemealle case di Borgo Pescatori. Sono posti unici perché sono circondati da un mare trasparente e di un azzurro che nonti stanchi mai di guardare; la loro unicità è data anche dal paesaggio che li circonda: le ispide e selvagge scogliere, il profumo delle erbe della nostra meravigliosa macchia mediterranea o, infine, il panorama che si perde all’orizzonte, non raggiungibile dall’occhio ma che stuzzica la mente e fa immaginare quello che si può nascondere oltre quella “linea” che separa il mare dal cielo... In una realtà del genere, è facile sviluppare un’idea e programmare uno sviluppo sostenibile capace di realizzare un luogo che può diventare uno dei più ricercati ed esclusivi del Mediterraneo.

Ciò che mi affascina maggiormente di Tricase Cittàè il centro storico, una realtà che conoscevo e che avevo già avuto modo di apprezzare alcuni anni fa, quando ero Presidente del GAL; tra l’altro, durante quel mio mandato, avevo più volte suggerito agli Amministratori di approfittare dei finanziamenti regionali per replicare il successo dell’Albergo diffuso realizzato in altri paesi del Capo di Leuca. Il centro storico, tanto interessante quanto trascurato, è pieno di stradine che attraggono il visitatore e lo incuriosiscono; questi vicoletti mi hanno sempre portato ad immaginare…….

Ora la realtà del centro storico mi amareggia e sconforta per la grave situazione di degrado in cui si trova. Non c’è paese oggi, nel Salento,che non abbia cercato di riqualificare il proprio centro storico;Tricase: ahimè, è l’eccezione. Il centro storico attualmente si trova in uno stato di abbandono, disinteresse, incuranza scandalosa. Non è mia intenzione offendere nessuno – i cittadini e gli Amministratori sono tutte brave persone - ma non posso non chiedermi: di chi è la colpa di tanta trascuratezza, di tanta insensibilità davanti ad un tessuto urbano povero in contrasto con quellodell’imponente Palazzo dei Principi Gallone e per questo motivo affascinante? Com’è possibile non emozionarsi vedendo le strette stradine su cui si affacciano le piccole case letteralmente attaccate le une alle altre,dando vita ad un nucleo talmente compatto e fitto che sembra quasi che vennero costruite da chi le abitava per ostacolare possibili ladri e prepotenti o anche ripararsi dal freddo, dal vento e da ogni genere di intemperie?

Incuriosito ho percorso, in un ovattato silenzio, tutto il centro storico di Tricase: da via Vito Raeli a largo S. Angelo, dove si erge l’omonima Chiesa che impreziosisce il quartiere; da via Principe Gallone fino a quel stimolante imbroglio che è via Cittadella con le sue appendici,per uscire poi in Piazza Pisanelli, splendida e unica, che, se riorganizzata e rifinita con il gusto e la dedizione che merita, diventerebbe certamente la più bella piazza del Salento. AttraversataPortaTerra mi sono trovato in Piazza don Tonino Bello,che ospita la magnifica Chiesa; entrambe dovrebbero essere riqualificate e rinascere più decorose, accoglienti, belle, raffinate, pulite e luminose. Le modifiche dovrebbero prevedere anche qualche azione contro quell’orribile parcheggio che non concede al visitatore di mettersi al centro della Piazza e lasciarsi travolgere dal potenziale fascino che quest’area ha; da qui, a raggiera si immettono in essa: Vie Amitocusi, Mendareno, Vesuvio, le non meno belle e interessanti via Tempio, degli Acquaviva, Orlandi, Montano, Piazza del Popolo, via Roberto Caputo, Mons. Ingletti, San Demetrio. Arrivati a largo Marco Legaridove confluiscono via Sauli, Preite, della Carità, Catalano con la zona Puzzu in parte rimessa a nuovo con un brandello di basoli, due sedili e due lampioni spenti, occupata da una orribile costruzione prefabbricata a cura del GAL, mi sono trovato, oltre alla trascuratezza del bene pubblico, di fronte ad interventi privati di pessimo gusto e non affini alle costruzioni di richiamo mediterraneo ma in una confusione di stili e di materiali messi alla rinfusa. Completano il Centro Storico le vie Domenico Caputo, Gioacchino Toma, Santo Spirito, piazzetta dell’Abate (un tempo piazza Mercato).

Non è mia intenzione descrivere la mappa del Centro Storico di Tricase ma voglio mettere in evidenza lo stato di abbandono, di trascuratezza, di sciatteria in cui si trovano la totalità delle strade e piazze citate, escluse alcune ma, attenzione:le strade sulle quali si è operato qualche intervento, sono quelle più frequentate, quelle in vista, le più appariscenti: un viso lavato di un corpo putrido, sporco, pieno di piaghe. Così sono le condizioni di tutte le altre strade che ho citato.

Mi chiedo e chiedo a Cittadini e Amministratori, perché tanto abbandono? Se Tricase avesse piùattenzione per il suo bellissimo centro storico, coni due splendidi e unici affacci al mare che nessuna altra Città può vantarediventerebbe, turisticamente, la città più affascinante e attrattiva per i turisti che ormai da tutto il mondo scelgono il Salento per le loro vacanze.

Qualcuno potrebbe dire: ma per fare tutto questo chissà quanto verrebbe a costare e tanti soldi da dove si prendono?

Non credo che gli altri paesi del capo di Leuca fossero più ricchi di Tricase; per fare interventi di riqualificazione saranno certamente ricorsi a finanziamenti Nazionali o Comunitari, basterebbe stare attenti e saper sfruttare le opportunità che vengono date agli Enti Locali. L’Unione Europea, attraverso le Unioni dei Comuni finanzia, con contributi in Conto Capitale, cioè a totale carico dei paesi membri, la riqualificazione dei Centri Urbani; il Ministero dell’Ambiente,per prevenire i dissesti idrogeologici ha finanziato tanti progetti e Tricase, 10 anni fa, fu inserita in un elenco regionale tra i Comuniche potevanousufruire di quei finanziamenti,bastava partecipare.

L’importante è avere ideadi come si vuole sviluppare il Comune che si amministra, quanta passione si mette nella cura e per il suo sviluppo, quanto lo si ama; l’importante, per chi amministra è servire il proprio paese e curarlo come la propria casa, avere cura di quella famiglia allargata che è la Comunità che un Sindaco deve sentire propria dal giorno della sua elezione. Ci vuole molto? Nessuno chiama nessuno al sacrificio di fare il Sindaco di un paese; se si sceglie di farlo, bisogna farlo al meglio, senza risparmiarsi mai nell’interesse di un bene, quello Comune, che gli viene affidato dai Cittadini.

 

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