di Nunzio Dell'Abate

Caro Direttore,

hai proprio ragione quando affermi che “non è solo questione di soldi”.

Lo andiamo dicendo ormai da quattro anni che il dispotismo coppoliano procura danni su danni, purtroppo non sempre di facile quantificazione economica, come nel caso della delibera di affidamento diretto alla società di un Consigliere Comunale dell’incarico di istruttoria dei sinistri stradali, oggetto del Tuo ultimo editoriale.

Il danno più grave per l’intera Comunità resta il metodo di amministrare del Primo Cittadino, sempre incline a perseguire interessi non rispondenti a quelli della collettività e lontano da quella partecipazione democratica che dovrebbe connotare la gestione della cosa pubblica.

A partire dal rispetto delle procedure interne all’ente, le sole che possono condurre l’organo politico ad adottare atti amministrativi legittimi.

Su questo versante il Sindaco sovente elude le competenze degli organi comunali, quantomeno di quelli che egli sa essere dotati di autonomia di giudizio rispetto alle sue volontà.

Gli esempi di questi anni sono tantissimi.

Penso al Collegio dei Revisori dei Conti che ha dovuto più volte ribadire per iscritto le proprie prerogative di organo di controllo interno, giacché si evitava di sottoporre alla propria attenzione atti e documenti, ovviamente quelli che già si sapevano essere illegittimi e/o forieri di danno erariale. Le denunce alla Corte dei Conti da parte dei Revisori sono state, anche in tal caso, l’extrema ratio.

Penso alla scellerata convenzione per l’esercizio delle funzioni associate con il Comune di Tiggiano, caso emblematico del tentativo di forzare la mano pur di approvare un atto che si sapeva essere privo dei pareri preventivi richiesti dalla legge, in primis quello dei Revisori dei Conti. Risultato è stato l’annullamento delle delibere da parte del Giudice Amministrativo con condanna del Comune alle spese di giudizio, nell’attesa che la Corte dei Conti le recuperi -come accaduto per la condanna di giorni addietro di Sindaco, Assessori e funzionario- dai responsabili del relativo danno erariale. Il confronto preventivo, che pure cercammo faticosamente di promuovere in Consiglio anche in quella occasione, portò solo alla derisione del sottoscritto, tacciato dal Sindaco di essere un “omnisciente illuminato”…

Ancora più a ritroso, penso alla nefasta delibera di affidamento diretto a terzi dell’incarico di consulenza per il PUG con determinazione addirittura del compenso. Altro annullamento disposto dal TAR ed altra condanna del Comune alle spese legali e di conseguenza altra denuncia dell’intera Giunta alla procura contabile da parte dei Revisori.

Anche in questo caso potremmo chiederci: “e il dialogo?”

Il cortocircuito della comunicazione interna, quindi, non riguarda purtroppo solo i rapporti con il Comandante della Polizia Locale, come il Tuo editoriale farebbe emergere, ma permea in realtà tutte le dinamiche interne all’ente che non siano quelle riconducibili ai soliti yesman.

Ecco allora che l’interrogativo che giustamente poni in prima battuta, ossia se non era possibile un confronto preventivo rispetto a un atto che interessava il Corpo di Polizia Locale, trova la sua chiara risposta nel fatto che anche per quella delibera, come per tante altre, non veniva richiesto il parere del Comandante e neppure il suo coinvolgimento in fase istruttoria e ciò per la stessa ragione per cui non si chiedono i pareri ai Revisori o vengono bypassate le procedure di legge o rifiutato con dispregio ogni dialogo con la minoranza.

Nella mia veste di Presidente della Commissione Regolamenti, peraltro, ho avuto modo di appurare che sistematicamente i testi di provvedimenti che riguardano la Polizia Locale giungono all’attenzione della Commissione senza il dovuto coinvolgimento preventivo del Responsabile del Settore.

Perfino quando è la legge a prescrivere la necessità della “proposta” dei Responsabili dei Settori, la Giunta adotta atti in assenza di essa salvo poi, quando il Comandante segnala l’anomalia, tornare indietro per richiederla in maniera postuma a formale “sanatoria” di quanto già deliberato, disattendendola in definitiva nella sostanza senza addurre motivazione alcuna.

Ciò è accaduto di recente pure per la programmazione del fabbisogno del personale, allorquando il Comandante “proponeva” -seppur dopo espressa diffida di acquisizione del suo parere- di reclutare quattro vigili per i servizi di viabilità in strada, considerato il pensionamento negli ultimi tre anni di ben sei unità ossia più di un terzo dell’intero Corpo di Polizia Locale. Analoga istanza avanzata anche da noi della minoranza, con invito al confronto ed alla riflessione sulla inutilità di un’altra cat. D in quel Settore.

Niente da fare, la Giunta, all’indomani della pubblicazione della sentenza di condanna che la riguardava, reclutava, nel giro di pochissimi giorni, un nuovo Ufficiale della stessa categoria del Comandante...

Ancora una volta, l’interesse perseguito non coincide con l’interesse di utilizzare quelle risorse per l’assunzione di unità operative per strada, di cui la Comunità ha urgente bisogno.

Ancora una volta la proposta di dialogo impatta contro un sordo monologo!

Finché chi amministra non sarà disponibile ad accettare le regole del gioco democratico, restano due strade: o l’intervento della magistratura, nel ruolo suppletivo che evidenziavi nell’editoriale, oppure quella di voltarsi dall’altra parte e far finta di nulla.

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