Il Coronavirus, in questo momento mette il “riparo” da una vera e propria sconfitta l’Amministrazione di Carlo Chiuri.

Soltanto perché è in atto in Italia un’emergenza ben più grande della decisione del Sindaco (candidatura o no alle regionali), il Consiglio comunale è stato rinviato. Dunque, il Consiglio Comunale è saltato.

Il Presidente Martina lo aveva convocato per il 12 marzo, ma poi, sentiti i Capigruppo, ha deciso di revocare la convocazione. Eppure la seduta era stata attentamente organizzata, con lo spostamento del luogo di riunione dall’Aula consiliare alla Sala del Trono e ciò per garantire quelle condizioni di sicurezza e di distanza tra i Consiglieri che avrebbero impedito il contagio; il Consiglio si sarebbe poi svolto a porte chiuse assicurando la diretta streaming. E’ del tutto ovvio che occorre osservare le precauzioni e le misure restrittive imposte dal Governo, ma tutto deve essere applicato tenendo conto anche di valori fondamentali, quale è l’esercizio della democrazia e l’espressione della volontà popolare attraverso i suoi rappresentanti. Se non vi fosse stata la possibilità di porre in essere misure precauzionali, in quel caso non vi sarebbe stata questione.

Ma nel momento in cui lo stesso Presidente –molto opportunamente- aveva fissato modalità di svolgimento del Consiglio idonee, non si comprende perché si debba impedire di vivere un momento importante per una Città, quale è (o dovrebbe essere) il Consiglio Comunale. Un Consiglio Comunale, quello del 12, che avrebbe potuto anche fare chiarezza sulla tenuta della maggioranza, considerato che questo non è un aspetto secondario, avendo la Città il diritto di sapere se l’Amministrazione ha ancora i numeri per governare. Il DPCM 9 marzo impedisce “ogni forma di assembramento”, ma non vi può essere assembramento se una ventina di persone si riuniscono in una Sala che ha una capienza di 120 posti! Del resto non mi risulta che si sia interrotta l’attività di altri corpi collegiali, come le riunioni di Giunta o siano state impedite altre assemblee cittadine, come quella con i rappresentanti dei commercianti, riunioni che, forse, hanno presentato rischi di contagio maggiori rispetto a come era stata organizzata l’Assise consiliare. Anche a Tricase tornano con forza le questioni di fondo, e cioè se il rischio di contagio possa giungere fino a mettere tra parentesi diritti fondamentali, quale è la vita degli Organi democratici. Ecco perché sarebbe stato opportuno -o forse doveroso- tenere il Consiglio e magari lanciare, con apposita comunicazione del Sindaco, parole importanti ai Cittadini, proprio in un momento in cui il coronavirus sta mettendo in ginocchio tante attività produttive e creando disagi alle famiglie, agli studenti e agli anziani. “Io resto a casa” ma con iudicio!

 

 

 

in Distribuzione