di Caterina Scarascia

Di ritorno da Bari, complice il sole e la luminosità di questa giornata di fine febbraio, messa in soffitta la preoccupazione per il coronavirus, decidiamo di fermarci a Polignano a Mare, Comune di quasi 18.000 abitanti, nonché città natale di Domenico Modugno.

L’impatto è per me sorprendente, semplicemente perché non me lo aspettavo, non avendo mai sostato in questo luogo per più di mezz’ora: centro storico splendido, a strapiombo sul mare, curato, studiato in ogni minimo particolare, fra alberghi diffusi, piccole botteghe artigiane, bar e ristoranti celati dalle tortuose e incantevoli stradine.

Di tanto in tanto, a sorpresa, spunta una poesia scritta a mano su vecchie porte ristrutturate o sul frontale dei gradini di antiche scale.

Brulica di gente, con capannelli di turisti che seguono composti la loro guida, mentre dappertutto è un passeggiare, un vociare, un sedersi all’aperto per gustare un gelato, sorseggiare un caffè o addentare un enorme panino con pesce della caratteristica “Pescaria”, il locale ristorante riconoscibilissimo per le lunghissime file di attesa.

E siamo solo a febbraio.

Ovviamente penso a Tricase, a tutto quello che avremmo potuto fare per un suo sviluppo turistico ragionato e sostenibile e che invece non siamo riusciti a realizzare. Tristezza infinita…..

Non voglio tuttavia ricominciare con l’elenco delle lamentele e delle possibilità perdute, anzitutto a livello urbanistico, aspetto, quest’ultimo, su cui scrivo dall’ormai lontano 1980. In tempi di PUG e di Osservatorio sul PUG mi piace immaginare soluzioni, lasciando agli esperti la risoluzione degli aspetti tecnici e agli amministratori (la speranza è l’ultima a morire!) quella degli aspetti politici e burocratici.

Il centro storico, sia di Tricase centro che delle frazioni, va indubbiamente conservato, ripristinando e ristrutturando le vecchie unità abitative nel rispetto della normativa di settore, ma vanno implementate (e questo è peraltro chiaramente scritto nelle Norme Tecniche di attuazione del PUG) anche le funzioni connesse a quella abitativa, quindi esercizi commerciali, studi professionali ed io ci aggiungerei piccole librerie (Marescritto insegna), con laboratori di lettura e scrittura, aperti anche ad una pedagogia del teatro e della cinematografia; negozi di strumenti e/o centri musicali con annessi laboratori per ragazzi ed adulti; laboratori d’intercultura per l’inclusione degli immigrati; botteghe d’arte (creta, cartapesta, pittura, ricamo, tessitura, fotografia) che sviluppino fra l’altro l’idea del laboratorio di strada aperto agli appassionati, ma anche ad un pubblico improvvisato di passanti.

In via Tempio abbiamo in questo un esempio di eccellenza nella ormai storica Bottega di Agostino Branca. Certo, gli artigiani bisogna lasciarli lavorare e non perseguitarli con ostacoli burocratici o pregiudizi assurdi, quasi sempre legati al proprio interesse personale (il Bosco dei Fichi d’India insegna!).

Le Scuole potrebbero sottoscrivere Protocolli d’Intesa tra i propri Consigli di Istituto, l’Amministrazione Comunale e le diverse realtà territoriali prima citate, per coinvolgere i propri studenti e far riconoscere loro crediti formativi, soprattutto nell’ambito della secondaria di I e II Grado.

La Consulta delle Associazioni potrebbe assumere la regia di un piano annuale di attività formative e ricreative gestite dalle stesse associazioni in stretta collaborazione con le attività imprenditoriali dei centri storici.

I palazzi storici, Palazzo Gallone incluso, andrebbero valorizzati con destinazioni d’uso culturali stabili e semi-stabili (a seconda dei periodi dell’anno), in parte collegate ai laboratori suddetti, ma anche alle diverse associazioni locali, mentre alberghi, B&B, piccoli ristoranti e trattorie con prodotti locali dovrebbero collegare l’intero centro, come una sorta di filo rosso che leghi il tutto in una armonia di tradizioni, di passato e di presente che si fondono insieme.

Sarebbe interessante costruire un itinerario storico-culturale fra i diversi centri storici, riprendendo una vecchia idea rielaborata graficamente dal pittore tricasino Vittorio Pirrone ed elaborata nel 1982 da “Nuove Opinioni”, itinerario basato sul collegamento tra alcune chiese e castelli presenti a Tricase centro, nei rioni di S. Eufemia, Tutino e Caprarica, nonché nelle frazioni di Depressa e Lucugnano. E poi, oltre la Porta Terra, giù verso le Marine; pubblicizzando l’eccellenza della gelateria G&CO, un percorso ciclistico/pedonale fino alla nostra meravigliosa Quercia Vallonea (risistemando e valorizzando lo spazio intorno!), aperto al traffico solo in determinati periodi dell’anno o in specifiche fasce orarie.

E poi…e poi…sulle Marine ci sarebbe da scrivere un altro articolo…chissà…

Intanto provate ad immaginare quanti lavori (con contratti temporanei e, in qualche situazione, anche a tempo indeterminato) si potrebbero profilare all’orizzonte per i giovani e anche meno giovani.

Quanti fondi europei potrebbero essere utilizzati? Quante risorse imprenditoriali si potrebbero valorizzare? Quanto si potrebbe fare per far sorgere reti di interesse comunitario, in cui gli amministratori sostengono e i cittadini sposano l’interesse individuale, anche economico, con quello dell’intera città? Ma per volare alto bisogna avere visioni complessive, anche lungimiranti, e queste, lo sappiamo ormai fino alla noia, ancora mancano.

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